13 luglio 2006 00:00

Quando abbiamo cominciato questa rubrica, un anno sembrava lungo, no? Pareva che ci fosse tempo sufficiente per affrontare tutti i diversi aspetti della scrittura di un romanzo: i primi passi, i personaggi, lo sviluppo e la trama. Ma eccoci quasi a metà strada e voi probabilmente siete nel panico perché non avete scritto tanto quanto avreste voluto, mentre io mi chiedo come farò a dirvi tutto quello che vorrei.

Non c’è scrittore che non vada a rilento nelle prime fasi, quelle in cui deve ancora guardarsi intorno e farsi largo in mezzo a troppe idee. Per scrivere il primo quarto di un libro si può impiegare un tempo dieci volte superiore a quello che serve per scrivere l’ultimo quarto. Poi, verso la fine, tutto comincia ad andare a posto da solo, e si riescono a vedere le cose come un tutt’uno.

Il filo corre e finalmente si scrive alla svelta e senza intoppi. Però a voi manca ancora parecchio prima di arrivare a questo punto. Ci vorrà tanto lavoro e spesso avrete l’impressione che i vostri sforzi non portino a molto: penserete forse che ci sia qualcosa di buono (qualche scena qua e là, alcuni risvolti dei personaggi e l’idea base della trama), ma che nel complesso il vostro lavoro non abbia assolutamente la forma di un romanzo vero.

Questo è normale. Non c’è romanziere sulla faccia della Terra che si metta lì alla scrivania con il libro già bello e pronto nella testa. Come voi e come me, anche loro devono cominciare da qualche parte e le false partenze sono all’ordine del giorno.

Avere qualcosa su cui scrivere significa essere già a metà dell’opera, ed è per questo motivo che abbiamo dedicato la prima metà dell’anno agli esercizi genera-idee (sta a voi poi decidere se li userete nel libro o meno). Niente va sprecato. A volte è possibile riutilizzare intere scene che in un contesto differente avevate abbandonato.

Alla Bbc, sul quarto canale della radio, sta per andare in onda un mio racconto, che inizialmente faceva parte del mio quarto romanzo e che poi ho tagliato. Era un flashback in cui rivelavo il segreto di uno dei personaggi, Josef: era il discendente di una famiglia di schiavi. Ero convinta che il lettore dovesse esser messo al corrente di questo passato, anche se ormai Josef era il capo rispettato di una comunità.

Tra l’altro il brano mi piaceva molto, soprattutto dal punto di vista stilistico. Ma una volta arrivata alla stesura finale, mi sono accorta che i lettori non dovevano necessariamente conoscere la storia di famiglia del mio protagonista. Nel libro non c’era spazio per quel flashback.

Non c’è niente di più difficile che eliminare una scena quando sapete che è davvero ben scritta, ma bisogna sforzarsi di farlo, per l’equilibrio del romanzo. In qualche modo verrete ricompensati. A parte la possibilità di riciclarla, scrivere quella determinata scena v’insegna qualcosa sui personaggi. I miei lettori non hanno mai saputo che Josef veniva da una famiglia di schiavi; ma io lo sapevo e questo mi ha permesso di modellare il suo comportamento con mille sfumature.

Anche voi scoprirete che una cosa simile può capitare, però lo scoprirete solo quando avrete scritto un certo numero di episodi, e li avrete ampliati. Molti saranno, necessariamente, poco più che abbozzi, e tuttavia vi permetteranno di cominciare a vedere come ogni cosa vada al suo posto, e quali sono i fatti che devono assolutamente accadere perché il romanzo diventi proprio come lo volete.

Vedrete quali sono gli episodi decisivi che lo tengono insieme e a quel punto potrete cominciare a riempire gli spazi tra uno e l’altro. Non fatevi scoraggiare se, in questa fase, le varie scene vi sembrano slegate. Dovete scriverne un po’ prima di poterci tornare sopra e vedere l’effetto che fanno tutte insieme. Al momento, la cosa importante è raccogliere materiale cui dar forma in seguito.

Se non vi sono piaciuti gli esercizi per costruire i personaggi (il pollice rotto e la sveglia notturna), allora inventatene uno voi. Può trattarsi di qualcosa che volete inserire nel romanzo, ma anche se non lo è non importa (così come non importa se non avete ancora un’idea chiara). Avete presente la fase in cui si comincia a conoscere qualcuno di cui ci si sta innamorando e viene la curiosità di sapere tutto su di lui? Siate altrettanto curiosi nei confronti del vostro protagonista, o degli altri personaggi del romanzo.

Se non ve ne innamorate voi, perché dovrebbero farlo i lettori? I personaggi non devono essere gradevoli ma affascinanti. Nella prossima puntata vi darò le indicazioni per l’ultimo esercizio “costruisci-personaggio”. Poi passeremo ad assemblare il puzzle.

Internazionale, numero 650, 13 luglio 2006

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