21 dicembre 2006 16:10

L’ultimo esercizio che vi ho assegnato era particolarmente difficile, quindi tanto di cappello a chi ci ha provato. Vi avevo chiesto di descrivere un evento drammatico contenuto nel vostro romanzo, soffermandovi sulle sue conseguenze.

È sempre difficile riassumere i fatti che accadono in un libro e per questo, a volte, è più complicato scrivere le cosiddette schede (amatissime da agenti letterari ed editori) che il romanzo in sé. Riassunta, qualsiasi idea sembra cretina. Tuttavia molti di voi hanno preso alla lettera la mia richiesta e si sono messi d’impegno, con risultati apprezzabili.

Un tema ricorrente nei vostri esercizi è quello delle disgrazie che capitano ai bambini. È l’idea, per esempio, di Steve1: un padre sa che il figlio sta per morire e fa di tutto per impedirlo ma in realtà, come Edipo, continua inesorabilmente ad avanzare verso il suo destino. Allyson, invece, rovescia la sequenza evento-conseguenze.

Nel suo esercizio una madre dichiara a poliziotti e giornalisti: “Mi sono allontanata solo cinque minuti per stendere il bucato e preparare una tazza di tè”. A quel punto il racconto risale all’indietro nel tempo: “La madre spostò un ricciolo biondo dalla fronte del bambino e lo guardò con infinito amore mentre dormiva”.

Lorraine scrive di una donna che prende in prestito un romanzo tutto sgualcito dalla biblioteca dell’hotel di Tenerife dove sta trascorrendo le vacanze. Nel libro scopre i particolari di una tragedia avvenuta molti anni prima che soltanto lei conosce. Chi è l’autore misterioso e come farà la protagonista a rintracciarlo?

Mi è piaciuta anche la premessa di Julie: siamo in un paese sottosviluppato senza nome, in un compound residenziale per stranieri. Le mogli se ne stanno in piscina mentre i mariti vanno in giro a onorare i contratti redditizi che li hanno portati fin lì. Le signore sono appagate dall’impegno nei vari comitati di beneficenza e dalle riunioni di punto croce ma una nuova arrivata, Meg, sta per sconvolgere le loro comode vite.

Ricordatevi che un fatto tragico non riguarda per forza incidenti stradali o rapimenti: anche un estraneo che piomba in un gruppo ben affiatato può avere lo stesso grado di drammaticità.

Molti esercizi somigliavano a un incipit più che a uno sviluppo di metà libro, e questo mi ha fatto capire quanto fosse complesso ciò che vi avevo chiesto. Se non siete convinti del punto in cui inserire un evento drammatico, l’unica cosa da fare è fermarsi e cercare di vedere i fatti nel loro insieme: sparpagliate tutto il materiale sul pavimento oppure appendete i riassunti dei capitoli al muro (o trovate un altro modo che vi sia congeniale).

Immaginate di usare un binocolo: per quanto possa essere piacevole mettere a fuoco i dettagli, ci sono momenti in cui bisogna osservare il panorama generale. Dopo, proprio grazie al fatto di avere una visione complessiva, potrete tornare a concentrarvi sui particolari con uno sguardo nuovo e più penetrante.

Qualche settimana fa vi ho chiesto quale fosse l’aspetto tecnico che consideravate più insormontabile. Jeffgwatts ha risposto che non sapeva come gestire le grandi scene d’azione: “Ogni volta che provo a scriverne una, mi saltano i nervi e finisce che butto giù una scenetta mediocre”.

So di cosa parla, dato che ho scritto un romanzo ambientato durante la seconda guerra mondiale. Una soluzione può essere quella di scegliere l’approccio più semplice: descrivere l’azione concreta senza fronzoli, con una lingua disadorna, lasciando al lettore il compito di riempire il quadro con l’immaginazione. Se poi vi accorgete che la scena non è abbastanza evocativa, potete sempre aggiungere dei particolari al momento della revisione.

Un altro metodo è quello di concentrarsi su un dettaglio o su una sensazione: quello che il personaggio sente o il dolore che prova. Chiunque abbia avuto un incidente si ricorderà quali dettagli lo hanno colpito. C’è anche un’altra strada, soprattutto nel caso di eventi drammatici che hanno una rilevanza generale. Da che punto di vista capitano?

In altre parole, chi sta raccontando la storia? Il punto di vista della narrazione è una faccenda complicata che affronterò la prossima settimana. Nel frattempo, però, provate a fare un esercizio: scegliete un brano del vostro romanzo e cambiatene il punto di vista. Se è in prima persona, mettetelo in terza e viceversa. Mandatemi entrambe le versioni e poi pensate a come quest’esercizio ha modificato la natura del vostro lavoro. Quale versione preferite e perché?

Internazionale, numero 673, 21 dicembre 2006

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