Probabilmente è una delle questioni più dibattute dai filosofi: gli esseri umani sono veramente dotati di libero arbitrio? (Allerta spoiler: non troverete qui la risposta). Senza dubbio abbiamo la sensazione che sia così: al supermercato, mentre tendo la mano verso un pezzo di parmigiano, posso improvvisamente cambiare idea e decidere di comprare invece della fontina. Eppure questo sembra violare le leggi della scienza: tutto quello che succede, anche nel nostro cervello, è causato da eventi che lo hanno preceduto, che a loro volta sono stati causati da altri, e così via, fino a risalire all’inizio del tempo. Non c’è spazio per le scelte istintive, che si tratti di formaggi o di qualsiasi altra cosa.

Questo comporta una serie di implicazioni importanti: se il libero arbitrio non esiste, per esempio, questo significa che non ha senso punire gli assassini? Perciò è stato sconcertante leggere di uno studio secondo il quale le convinzioni delle persone su questo tema cambiano quando sono stanche, eccitate sessualmente o hanno bisogno di urinare. In queste tre condizioni, dicono gli psicologi Roy Baumeister e Michael Ent, siamo propensi a non credere nel libero arbitrio.

In un certo senso, questo è comprensibile. Provare un disperato bisogno fisico – di sonno, di sesso o di fare pipì – ci ricorda che siamo schiavi del nostro corpo, e questo ci fa sentire meno liberi (sembra che a proposito della libido maschile, Kingsley Amis abbia detto, parafrasando Platone, che è “come essere incatenati a un idiota”).

Esistono molte altre prove della “cognizione incarnata”, cioè dell’idea che il nostro stato fisico influisce sul nostro modo di pensare. A quanto sembra, possiamo agire sulla nostra forza di volontà stringendo i pugni, e diamo risposte più “ponderose” a una serie di domande se sono scritte su una lavagna pesante. Ent e Baumeister non sono stati i primi a esplorare gli effetti psicologici del bisogno di andare in bagno: secondo un altro studio piuttosto controverso, del quale ho già parlato in precedenza, quando abbiamo “urgenza di urinare” prendiamo decisioni meno impulsive. Secondo questa teoria, quando cerchiamo di controllare la vescica riusciamo a controllare meglio anche tutto il resto.

Tuttavia c’è qualcosa di particolarmente inquietante nel pensare che le nostre convinzioni più profonde, come quella che esiste il libero arbitrio, possano cambiare così facilmente. Certe questioni fondamentali, come i nostri princìpi etici e le nostre convinzioni politiche, dovrebbero essere il frutto di una tranquilla riflessione.

Ci illudiamo di aver soppesato le prove e poi scelto la posizione che ritenevamo più giusta. Ma Ent e Baumaster hanno dimostrato che non è esattamente così. Le nostre convinzioni poggiano su fondamenta malferme. Se siete cristiani perché siete nati e cresciuti nel Regno Unito, non trovate inquietante l’idea che, se foste nati in Somalia, sareste convinti che la religione giusta è quella islamica? A certi atei questa considerazione piace molto, ma può essere usata anche contro di loro. In fondo nessuno di noi può essere sicuro che le sue idee non siano pesantemente influenzate da fattori casuali.

Questo non avrebbe molta importanza se le convinzioni filosofiche non influissero sul mondo reale. Invece influiscono: alcuni studi hanno dimostrato che se dubitiamo del libero arbitrio siamo più propensi a imbrogliare e meno pronti ad aiutare chi ha bisogno. Che cosa significa questo alla fine? Che se il giorno delle elezioni siamo stanchi o sessualmente eccitati voteremo in modo diverso?

A volte la psicologia mi manda nel panico. O forse anche questo pensiero è dovuto al fatto che oggi ho bevuto troppo caffè. Se avete bisogno di me, mi troverete qui, paralizzato dal dubbio esistenziale.

(Traduzione di Bruna Tortorella)

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