19 settembre 2017 17:35

1. Ghostpoet, Immigrant boogie
Il londinese Obaro Ejimiwe, nato in Ghana da madre caraibica e padre nigeriano, poeta e rapper, nero e scuro in volto, è considerato una forza emergente sulla scena musicale britannica grazie a Dark Days + Canapés, il suo quarto album. È un disco irresistibilmente cupo nei toni, sardonico e in fondo anche un po’ moralista. Insomma, Obaro non è esattamente un piacione (né un Bello Figo). Fa venire in mente i Radiohead e i Massive Attack più sinistri di Mezzanine (il cui Daddy G spunta in questo album nel brano neoblues Woe is meee).

2. Angus & Julia Stone****, Snow
Fratello e sorella, australiani, usciti dall’anonimato grazie al produttore Rick Rubin che gli aveva prodotto un ottimo album nel 2014. Sono tornati e cercano di cavarsela da soli, con il loro sound da cantina dove rinchiudersi con chitarre e confessioni. Il risultato è una formidabile serie di canzoni che somigliano a passi a due, graffianti e delicate, con un quid di passione in più rispetto agli standard dei rapporti fraterni. Ma quel che conta è la solidità di brani, che resistono al tempo. Snow è un album da portarsi dietro per l’inverno che arriva.

3. Noah Gundersen, The sound
Ogni tanto c’è qualcuno che ci crede, e se poi viene da Seattle è facile che ci credano anche gli altri. E così, chissà, può innescarsi un circolo virtuoso, una piccola valanga rock and roll. Gundersen, con quel nome da sesta stagione di Fargo, era un folk rocker misurato e acusticheggiante, ma qui lo si vede alla prova con un triplo carpiato da stadio, con tanto di cori esplosivi, piatti, rullanti ed emozioni forti. Il suo nuovo album, intitolato White noise, uscirà il 22 settembre, ma questo singolo è l’apripista energetico ed eloquente di una svolta.

Questa rubrica è stata pubblicata il 15 settembre 2017 a pagina 98 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it