10 ottobre 2017 17:44

1. Luca Gemma, Cajuìna (Esistere)
Una delle canzoni più morbide di Caetano Veloso. Parla di una bibita ma con la morte di un poeta nel cuore. La interpreta, con testo suo, Luca Gemma, romano d’Ivrea. Ed è uno dei migliori momenti di un buon album, La felicità di tutti, titolo che lo stesso cantautore (già nei Rossomaltese con Pacifico) definisce “fricchettone”. Verrebbe da diffidare quando Gemma accosta la copertina del suo disco a Exile on Main st. dei Rolling Stones, ma poi si scopre in Gemma un animo gentile e tropicalista. E quindi lo si apprezza.

2. Mount Kimbie, You look certain (I’m not so sure) (feat. AndreaBalency)
Circolare: è solo lo scontro tra una cantante hip e uno dei gruppi britannici più di moda al momento. Divino quel campionamento di chitarra stonata con retrogusto di marimba e squisita la voce. L’album dei due bimbi Kimbie s’intitola Love what survives. C’è anche James Blake a bordo con loro, in quella che sembra una crociera di follie ritmiche e disturbo dell’easy listening pubblico, per fashion editor determinati a mostrarsi annoiati da tutto tranne che da due dj inglesi.

3. Marilena Paradisi & Kirk Lightsey, Fresh air
La leggenda del pianista di Pharoah Sanders e Chet Baker, e della globetrotter italica con la vocazione per la ricerca e il canto jazz. Due non piacioni che si sono piaciuti, e scelti a vicenda per una comune avventura con l’etichetta norvegese Losen. La cosa più commerciale è il pezzo del Wayne Shorter post Weather Report che dà il titolo all’album, Some place called where. Eppure sentire questo ottantenne di Detroit che dà in pasto alla cantante una melodia dolcissima, e chiude con un assolo di flauto dolce è una cosa bella.

Questa rubrica è stata pubblicata il 6 ottobre 2017 a pagina 96 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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