22 marzo 2019 11:16

Fino a qualche tempo fa la visita in Europa di un presidente cinese sarebbe stata discussa in termini di contratti. Stavolta, con l’arrivo di Xi Jinping, la vicenda è assolutamente politica. Non era mai accaduto, ed è il segno del ruolo di primo piano ormai assunto dalla Cina nel mondo e anche del risveglio tardivo e parziale, ma pur sempre un risveglio, dell’Europa.

La Francia ha preso l’iniziativa, senza precedenti, di invitare la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker a un incontro con Xi Jinping a Parigi, il 26 marzo. Finora la Cina aveva trattato separatamente con i paesi europei e questo le aveva permesso di applicare la logica del divide et impera. L’unico momento condiviso era stato un vertice annuale tra la Cina e l’Ue, un rituale senza grandi ambizioni.

Ora invece la Francia e la Germania hanno deciso di opporre un “fronte” comune a una Cina che preoccupa ma di cui non si può fare a meno. Parigi e Berlino, insieme alla Commissione, hanno tentato di allargare lo schieramento includendo tutti i paesi dell’Unione durante la cena del Consiglio europeo della sera del 21 marzo, a dispetto delle evidenti divergenze.

La scelta dell’Italia
Prima di arrivare in Francia,il presidente cinese è in visita in Italia, paese che ha scelto una strategia diversa da quella del tandem franco-tedesco.

Il governo italiano, formato dalla coalizione tra estrema destra e populisti, ha accettato di firmare con la Cina un protocollo di accordo sulle nuove vie della seta cinesi, la strategia d’influenza di Pechino nel mondo. L’Italia è l’unico paese del G7 ad aver accettato di firmare. In cambio, Roma spera di ottenere grandi investimenti nel porto di Trieste, che potrebbe diventare un hub cinese.

Francesi e tedeschi sperano invece di negoziare, all’interno di un migliore rapporto di forze, relazioni di reciprocità con la Cina. La settimana scorsa la Commissione ha avanzato dieci proposte per una strategia comune davanti alla Cina, descritta come “rivale sistemico” dell’Europa.

È evidente che né la Francia né la Germania hanno le dimensioni necessarie per trattare da pari a pari con la Cina. Il livello giusto, naturalmente, è quello europeo, ma al momento Pechino continua a non prendere sul serio l’Unione.

La Cina, impegnata in una guerra commerciale e in una rivalità tra superpotenze con gli Stati Uniti, avrebbe tutto l’interesse a coltivare buoni rapporti con quest’Europa abbandonata da Donald Trump. Ma sarà necessario che Xi accetti di mettere tutte le questioni controverse sul tavolo, incluso il rispetto dei diritti umani che si è chiaramente deteriorato dal suo arrivo alla guida del paese, nel 2012.

Non ci siamo ancora arrivati, ma questo viaggio di Xi in Europa segna comunque la nascita di un mondo in cui la Cina non è solo un gigante economico, ma anche una superpotenza politica con cui bisognerà imparare a convivere, riformulando le regole del gioco. È questa la posta in gioco di questa visita.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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