26 agosto 2019 12:30

L’unico dubbio alla vigilia del G7 riguardava il modo in cui si sarebbe manifestato il solco che separa Donald Trump dai suoi partner europei. Alla fine la grande divergenza transatlantica si è manifestata sull’Iran, con quella che una testata americana ha definito “un’imboscata” di Emmanuel Macron ai danni del presidente degli Stati Uniti: la spettacolare apparizione del capo della diplomazia iraniana a Biarritz.

Da quando si è diffusa la notizia, nella giornata di domenica, tutti hanno atteso con ansia la reazione di Trump, naturalmente su Twitter, ma si sono dovuti accontentare di un “buon compleanno” rivolto all’attore Sean Connery, interprete di James Bond. Un messaggio in codice? Battute a parte, Trump ha opposto un “no comment” a tutte le domande sull’argomento. In passato, in occasioni simili, aveva sfoggiato ben altra verve.

I francesi ribadiscono che Trump era stato informato in anticipo, ma una prima nota sull’Iran, domenica mattina, ha dimostrato che il presidente degli Stati Uniti ascolta soltanto quello che vuole ascoltare. Il meno che si possa dire, insomma, è che Trump si sia ritrovato, senza aspettarselo, nella stessa città di un alto funzionario iraniano.

Ogni volta che gli europei hanno pensato di poter influenzare il presidente, hanno regolarmente fallito

Cosa possiamo aspettarci da questa iniziativa? Tutto dipenderà, ancora una volta, dagli Stati Uniti. Di sicuro l’entourage di Trump non avrà apprezzato l’invito francese a Mohamed Javad Zarif, colpito dalle sanzioni statunitensi soltanto tre settimane fa.

La strategia dell’amministrazione Trump punta a soffocare l’Iran attraverso sanzioni economiche che hanno un impatto durissimo sulla popolazione. I falchi a Washington pensano di poter far cadere il regime iraniano continuando a esercitare la massima pressione, e hanno convinto il loro presidente.

È possibile che Trump cambi idea? Ogni volta che gli europei hanno pensato di poter influenzare il presidente americano, hanno regolarmente fallito. Vi ricordate del viaggio di Macron a Washington, l’anno scorso, per convincerlo a non tradire l’accordo sul nucleare? Lo stesso esito hanno avuto i tentativi sul clima o sul Medio Oriente. In altre parole è difficile credere che stavolta Trump sarà più disponibile, soprattutto in un momento in cui pensa soltanto alla rielezione.

Ma l’iniziativa francese ha un altro merito, perché ha rafforzato l’idea di un’autonomia diplomatica europea davanti agli Stati Uniti. Nella giornata di domenica alcuni rappresentanti del Regno Unito e della Germania – gli altri due garanti europei, insieme alla Francia, dell’accordo sul nucleare – hanno incontrato il ministro iraniano.

Il messaggio è chiaro: l’Europa, compreso il Regno Unito nonostante Boris Johnson e la Brexit, non condivide necessariamente la visione dell’alleato d’oltreoceano, e agisce di conseguenza. Questo concetto è importante per l’Iran, che dopo aver dubitato dell’impegno degli europei potrebbe decidere di dare ancora una possibilità alla diplomazia.

Ma è importante anche e soprattutto per gli europei, che hanno bisogno di ricominciare a credere in se stessi dopo il decennio nero vissuto dall’Unione. L’autonomia strategica, sorprendentemente, passa per un aereo iraniano atterrato a Biarritz, in pieno G7.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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