26 agosto 2020 11:23

Ciò che sta succedendo al largo di Creta dal 26 agosto è il frutto di una rischiosa strategia della tensione. Una serie di navi e aerei da combattimento greci, turchi, ciprioti, francesi e di altre nazionalità si ritrovano nello stesso spazio marittimo e aereo per effettuare manovre militari contrapposte, alla mercé del minimo incidente.

È l’ultimo episodio di una crisi mediterranea che non smette di aggravarsi e la cui posta in gioco sono le ambizioni geopolitiche del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, l’odore delle riserve sottomarine di gas e più in generale la creazione di nuovi rapporti di forza ai confini dell’Europa.

La Francia ha deciso di intervenire inviando alcuni aerei Rafale e due navi, manifestando in questo modo piena solidarietà alla Grecia e a Cipro, due stati dell’Unione europea alle prese con l’interventismo di Ankara. La Turchia, infatti, ha inviato una nave da ricognizione scortata dalla marina in quella che tecnicamente è una zona economica esclusiva di Cipro.

Tuttavia non possiamo ridurre la vicenda alla sola questione (per quanto significativa) degli idrocarburi, soprattutto di fronte alla notizia che alcuni aerei da combattimento degli Emirati Arabi Uniti sono arrivati in Grecia per partecipare alle manovre. Ben lontano dal Mediterraneo, gli Emirati si oppongono alle ambizioni della Turchia in Libia e altrove, così come l’Egitto del maresciallo Al Sisi, visceralmente ostile ai Fratelli musulmani.

Evidentemente nessuno dei protagonisti vorrebbe scatenare un conflitto che vedrebbe contrapposti paesi che fanno parte della stessa alleanza, la Nato nel caso di Turchia, Grecia e Francia. Il rischio, a questo punto, è quello di uno scontro “per sbaglio” in seguito a un incidente che potrebbe provocare un’escalation inarrestabile.

Tutto questo preoccupa un paese come la Germania, che diversamente dalla Francia ha deciso di non opporsi alla Turchia con una dimostrazione di forza, ma ha inviato il 25 agosto il suo ministro degli esteri ad Atene e ad Ankara per tentare una mediazione.

I ministri degli esteri dei 27 si ritroveranno alla fine della settimana a Berlino, e l’argomento sarà sicuramente sul tavolo. Bisognerà trovare un equilibrio tra la solidarietà nei confronti di due stati dell’Unione e una soluzione diplomatica e non militare alla crisi.

La vicenda mostra fino a che punto sia difficile per l’Europa definire una strategia comune coerente davanti all’ascesa, oltre il confine, di una potenza come la Turchia, che ambisce a prendersi una rivincita sulla storia. Soprattutto in un momento in cui gli Stati Uniti, leader della Nato, sono sempre più assenti.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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