Il meteo è un’arma di guerra. Se c’è un luogo in cui questa frase è calzante, è sicuramente l’Ucraina. Negli ultimi giorni un freddo polare si è abbattuto sul paese, con forti venti da sud che hanno fatto saltare l’elettricità sia nelle zone controllate dall’esercito russo sia in quelle in mano agli ucraini.

Queste condizioni, tra le più dure registrate negli ultimi anni, sono un incubo per le truppe al fronte. Sopravvivere diventa difficile, così come spostarsi e assicurare i rifornimenti.

È la realtà della guerra d’inverno in questa parte dell’Europa. In queste circostanze l’Ucraina teme gli attacchi russi con missili o droni contro le infrastrutture energetiche, perché rischiano di lasciare la popolazione civile al freddo e al buio.

Lo stato maggiore ucraino ha approfittato della visita a Kiev del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg per chiedere agli occidentali di fornire tutti i mezzi di difesa antiaerea possibili, in modo da proteggere le infrastrutture fondamentali.

Secondo Kiev, il 90 per cento dei missili russi è stato intercettato, ma Mosca ha ricevuto rifornimenti dalla Corea del Nord e dall’Iran, e dispone di riserve consistenti per colpire nelle prossime settimane.

La sfida, vitale, riguarda la possibilità di sostenere il morale della popolazione dopo un anno difficile. La controffensiva ucraina tanto attesa non ha prodotto i risultati sperati, o comunque non ha prodotto un avanzamento decisivo. Intanto, le truppe subiscono assalti continui da parte dell’esercito russo ad Avdiïvka, nel Donbass, diventata simbolo dell’accanimento russo. Le perdite dell’esercito di Mosca sarebbero considerevoli, ma non impediscono al Cremlino di inviare di continuo soldati in questa città, che nell’immaginario collettivo ha preso il posto che fino a qualche mese fa era di Bachmut.

Il morale degli ucraini è minacciato soprattutto dalla paura di scomparire dai radar delle opinioni pubbliche occidentali, catturate dagli orrori in Medio Oriente. Insieme all’attenzione dei mezzi d’informazione, rischia di sparire anche la motivazione per sostenere l’Ucraina.

I leader occidentali giurano che aiuteranno Kiev fino alla fine, come ha ribadito il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ai microfoni di France Inter il 29 novembre. Ma esistono due problemi innegabili.

Il primo riguarda le vicende politiche in Europa e negli Stati Uniti. In Europa tra quindici giorni i 27 paesi dovranno approvare un nuovo pacchetto di aiuti all’Ucraina, ma al momento manca l’unanimità a causa della posizione dell’Ungheria di Viktor Orbán, che come sempre vuole ottenere qualcosa in cambio del proprio sostegno. Negli Stati Uniti, invece, la possibilità che tra undici mesi Donald Trump torni alla Casa Bianca spinge Vladimir Putin a mantenere alta la pressione.

Il secondo problema è legato alle differenze tra la situazione in Russia e quella in Ucraina. La Russia mantiene un’economia di guerra, con una spesa per la difesa triplicata rispetto al 2021, l’anno precedente all’invasione, secondo il Financial Times. Lo sforzo dell’occidente per sostenere Kiev, invece, non è paragonabile.

Al momento gli ucraini devono cercare di superare l’inverno, tra minacce meteorologiche e missili russi. Gli occidentali devono assolutamente aiutarli, costi quel che costi.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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