05 marzo 2015 10:32

Le scuole devono “promuovere attivamente i fondamentali valori britannici”. Così aveva proclamato Michael Gove, ministro dell’istruzione nel governo Cameron fino all’estate 2014 quando è stato nominato capogruppo dei conservatori in parlamento. Il mutamento d’incarico non è separabile dai malumori che le sue indicazioni avevano suscitato in tutte le scuole e le organizzazioni di insegnanti. La ministra che gli è succeduta, Nicky Martin, ha rinverdito le dichiarazioni di Gove. E le critiche a questa posizione sono ricominciate. Susanne Rustin, editor del Guardian, è andata nelle scuole a verificarne la portata.

Nel Regno Unito le scuole sono un arcipelago complicato, il loro grado di autonomia è superiore non solo a sistemi centralistici come quello francese, ma anche ai sistemi federalistici tedesco o statunitense. Un blando limite sono le ispezioni dell’Office for standard education (Ofsted), che riferisce al governo, pur restandone indipendente. E l’Ofsted ha registrato malumori e proteste, non solo per il rischio di lesione all’autonomia. Nel Regno Unito una costituzione non c’è. Ci si chiede allora quali siano i valori britannici. Quelli dell’equality act contro le discriminazioni adottato nel 2010? O gli interventi militari e la fornitura di armi a dittature? Un motivo ricorrente, affiorato di recente anche in Francia, è che i valori non s’insegnano, ma, se ci si riesce, si praticano. E, senza una costituzione, non possono essere altro che i diritti umani.

Questo articolo è stato pubblicato il 27 febbraio 2015 a pagina 94 di Internazionale, con il titolo “Valori britannici cercansi”. Compra questo numero | Abbonati

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