08 novembre 2013 16:06

*Due anni fa ho trovato nella macchina di mia sorella una lettera in cui le dicevano che il sangue donato durante una raccolta pubblica era risultato positivo al test dell’hiv. All’epoca non le ho detto niente, perché il momento era già difficile, in teoria non avrei dovuto scoprirlo, e non sapevo cosa dire. Da allora, un paio di volte mi è sembrato che lei stesse per dirmelo, ma alla fine non l’ha mai fatto. E ho paura che non lo farà mai.

  • *Ultimamente ha anche avuto qualche problema di salute, e questo mi fa venire il dubbio che non si stia prendendo cura di sé. Mi preoccupa l’idea che non stia seguendo le terapie necessarie per paura che in casa qualcuno lo scopra (a complicare le cose c’è il fatto che la nostra è una famiglia di immigrati religiosi e moralisti).

*Io e mia sorella da giovani abbiamo avuto un rapporto complicato e solo negli ultimi anni abbiamo cominciato ad andare d’accordo. Insomma, il nostro è un rapporto fragile, ma a lei tengo profondamente. Non riesco neanche a immaginare quanto sia difficile dover convivere con l’hiv, soprattutto per chi viene da una famiglia come la nostra. Ma vorrei parlarle per farle capire che non smetterò di volerle bene, che non la rispetto meno di prima, e che voglio aiutarla a prendersi cura di sé. Voglio che si senta sostenuta, perché dev’essere terrificante affrontare una cosa del genere da soli. Solo che questo significa avere una discussione che non sono sicura di avere il diritto di affrontare. Cosa mi consigli?

  • –Sensitive Issue Surrounds Treating Erran Retroviruses

Magari tua sorella non sta affrontando l’hiv da sola. Magari si è confidata con qualche amico, è in cura da uno specialista bravissimo e frequenta un gruppo di sostegno. E se tua sorella fosse in buona salute, SISTER, ti consiglierei di dare per scontati questi presupposti, ovvero che lei abbia già l’aiuto e il sostegno emotivo che le servono. Perché in generale è sempre bene scegliere di rispettare il diritto di una sorella o di un fratello alla privacy. In questo caso si tratta di rispettare il suo diritto di scegliere le persone con cui parlare del test dell’hiv.

Ma da quello che dici non mi sembra che tua sorella sia in buona salute. Forse i suoi problemi hanno un’origine diversa e tu li attribuisci per sbaglio all’hiv (le persone sieropositive possono ammalarsi di altre cose), ma è rischioso dare per scontato che sia così. È naturale che tu voglia mostrare a tua sorella che la rispetti, ma non ha senso se questo la mette in pericolo di vita.

Se c’è il rischio che tua sorella non si stia facendo curare per paura che la tua famiglia lo venga a sapere o perché qualche altro problema le impedisce di avere accesso ai servizi per le persone sieropositive (barriere linguistiche, culturali), ti invito caldamente ad affrontare il discorso. Di’ a tua sorella quello che sai, e dille come l’hai scoperto. Se non le dici come è successo, penserà che la voce si stia diffondendo e che altri lo sappiano già. Quindi devi confessare che hai messo il naso fra le sue cose.

Poi dille che le vuoi bene, che sei preoccupata per lei, e che vuoi essere sicura che stia ricevendo tutte le cure e il sostegno di cui ha bisogno per rimanere in salute. Scoprire che conosci il suo segreto potrebbe turbarla o farla arrabbiare, ma tu puoi farle notare che gli ultimi due anni sono la prova che si può fidare della tua riservatezza. Anche se, evidentemente, non può fidarsi a lasciarti da sola in macchina con la sua posta.

Sono giovane e mi considero asessuale. Ma non è di questo che voglio parlare. Sono nata femmina, e da un po’ di tempo ho cominciato a fasciarmi il petto e a identificarmi nel genere sessuale neutro. Ma ho paura di dirlo agli altri, perché indosso abiti femminili e ho paura di essere considerata un’incoerente. Il fatto che metto gonne e vestiti da donna significa che non sono di genere neutro? A me sembra semplicemente che sto meglio con la gonna che con una camicia di flanella.

–Gender Neutral Asexual Youth

Vestiti come ti pare, scegli di essere come ti pare e lascia perdere gli idioti che si credono in diritto di criticare o stabilire la tua identità di genere.

(Traduzione di Matteo Colombo)

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