Dopo le elezioni dell’8 febbraio, che non hanno prodotto una chiara maggioranza, il Pakistan si prepara a settimane d’incertezza politica, con contestazioni in tribunale e difficili trattative per formare un governo di coalizione.
Gli ottimi risultati ottenuti dai candidati legati all’ex primo ministro Imran Khan, che si trova in prigione, hanno impedito alla Lega musulmana del Pakistan (Pml-N), la formazione guidata dall’ex premier Nawaz Sharif considerata la grande favorita, di ottenere la maggioranza assoluta.
Il partito di Khan, il Pakistan Tehreek-e-Insaf (Pti), era stato escluso dalle schede elettorali, costringendo i suoi candidati a partecipare come indipendenti. Durante la campagna elettorale il Pti aveva più volte denunciato gravi irregolarità e intimidazioni. Inoltre, la settimana scorsa Khan era stato condannato a pesanti pene detentive per corruzione e divulgazione di documenti riservati.
Il blocco di internet il giorno del voto e la lentezza dello spoglio hanno poi alimentato i sospetti di brogli per danneggiare il Pti.
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I candidati indipendenti legati al Pti hanno ottenuto la maggioranza relativa dei seggi all’assemblea nazionale (90), che però non bastano per formare un governo. Per farlo dovrebbero quindi raggiungere un accordo di coalizione con uno o più partiti.
Un’alleanza tra il Pml-N e il Partito popolare pachistano (Ppp), guidato da Bilawal Bhutto Zardari, appare però al momento lo scenario più probabile.
Basati su dinastie familiari e tradizionalmente rivali, il Pml-N e il Ppp hanno già formato un governo di coalizione, guidato da Shehbaz Sharif, fratello di Nawaz, dopo che Khan è stato deposto con una mozione di sfiducia nell’aprile 2022.
I leader del Pti sostengono però di aver ricevuto “un mandato popolare” per governare il paese.
L’11 febbraio la polizia ha sparato gas lacrimogeni per disperdere centinaia di sostenitori del Pti che denunciavano presunti brogli.
“Ci sono tre potenziali sfide alla legittimità delle elezioni: le azioni legali, le manifestazioni e le possibili violenze”, ha dichiarato all’Afp l’analista politica Amber Rahim Shamsi.
“Considerando il livello di conflittualità di queste elezioni e le tensioni politiche dell’ultimo anno, sarà difficile per qualunque coalizione attuare le riforme impopolari di cui il Pakistan ha disperatamente bisogno”, ha concluso Shamsi.