Gabriel Bouys, Afp

Il 26 febbraio il team di Aleksej Navalnyj ha affermato che al momento della sua morte, avvenuta in una prigione russa il 16 febbraio, le trattative per ottenerne la liberazione nell’ambito di uno scambio di prigionieri erano “alle fasi finali”.

Secondo Marija Pevčich, una collaboratrice di Navalnyj, l’oppositore russo avrebbe dovuto essere scambiato, insieme a due cittadini statunitensi detenuti da Mosca, con un russo condannato all’ergastolo in Germania.

“Ho avuto conferma del fatto che le trattative erano alle fasi finali”, ha aggiunto, precisando che Navalnyj sarebbe stato liberato “nei prossimi giorni”.

Pevčich ha affermato che il team di Navalnyj stava cercando da due anni di ottenere la sua liberazione.

Washington e Berlino erano al corrente delle trattative, ha aggiunto, criticando i due paesi per “non aver fatto nulla” nonostante le “promesse iniziali”.

Dopo alcuni mesi di stallo, “nel dicembre 2023 c’è stato un rilancio delle trattative”, ha dichiarato Pevčich.

Secondo la collaboratrice del dissidente, il russo Vadim Krassikov, condannato all’ergastolo per l’omicidio di un ex separatista ceceno in un parco di Berlino nel 2019, sarebbe stato coinvolto nello scambio di prigionieri.

La giustizia tedesca aveva attribuito l’omicidio alle autorità russe, un’accusa che Mosca ha sempre negato.

Contattata da alcuni giornalisti, la ministra degli esteri tedesca Annalena Baerbock non ha voluto commentare le affermazioni del team di Navalnyj.

In Russia sono attualmente detenuti alcuni cittadini statunitensi, tra cui il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich e l’ex marine Paul Whelan.

Le circostanze della morte di Navalnyj rimangono poco chiare.

Alcuni paesi occidentali, tra cui gli Stati Uniti e la Germania, ne hanno attribuito la responsabilità al presidente russo Vladimir Putin.

Secondo i Servizi carcerari russi (Fsin), l’oppositore, che stava scontando una condanna a 19 anni di prigione per “estremismo”, è morto a causa di un “malore improvviso dopo una passeggiata”.

Dopo essere sopravvissuto a un tentativo di avvelenamento nell’agosto 2020 ed essere stato curato in Germania, Navalnyj, diventato popolare grazie alle sue inchieste sulla corruzione del potere russo, aveva deciso di tornare in Russia nel gennaio 2021.

Era stato immediatamente arrestato e poi condannato a pesanti pene detentive, da scontare in condizioni sempre più difficili.