Rafah, Striscia di Gaza. (Mohammed Abed, Afp)

Il 22 aprile il capo dell’intelligence militare israeliana Aharon Haliva si è dimesso, assumendosi la responsabilità dell’attacco senza precedenti di Hamas in territorio israeliano del 7 ottobre 2023.

Haliva, che è il primo militare o politico a dimettersi dopo l’attacco del 7 ottobre, ha affermato di essere responsabile dell’incapacità delle forze di sicurezza di prevenirlo.

Entrato nell’esercito trentotto anni fa, Haliva “ha chiesto di essere sollevato dalle sue funzioni”, ha annunciato l’esercito.

L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha causato circa 1.160 vittime in Israele, secondo un conteggio dell’Afp basato sugli ultimi dati israeliani disponibili. Secondo le autorità di Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha invece causato finora la morte di 34.151 persone.

Mentre continua l’offensiva dell’esercito nella Striscia di Gaza, Israele celebra a partire dal 22 aprile la Pasqua ebraica (Pesach), dedicata quest’anno ai 129 ostaggi ancora in mano ad Hamas (anche se 34 potrebbero essere morti).

Su richiesta dei familiari degli ostaggi, la sera del 22 aprile una sedia sarà lasciata vuota intorno al tavolo durante la cena rituale del Seder.

Alla vigilia della festività, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha promesso in un videomessaggio d’infliggere “ulteriori duri colpi” ad Hamas. “Nei prossimi giorni aumenteremo la pressione militare e politica su Hamas, perché è l’unico modo per liberare gli ostaggi e ottenere la vittoria”, ha affermato.

Il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi ha approvato il 21 aprile “i piani per le prossime fasi della guerra”, ha dichiarato il portavoce dell’esercito Daniel Hagari.

Netanyahu ha affermato più volte che l’esercito israeliano si sta preparando per un’operazione di terra nella città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, considerata l’ultima roccaforte di Hamas.

L’esercito israeliano sostiene che alcuni degli ostaggi rapiti il 7 ottobre siano detenuti a Rafah.

Ma gran parte della comunità internazionale e le organizzazioni umanitarie stanno cercando di evitare l’operazione, temendo un bagno di sangue in una città che ospita un milione e mezzo di palestinesi, in maggioranza sfollati.

Intanto, il 22 aprile l’esercito israeliano ha bombardato i campi profughi di Nuseirat e Al Maghazi, e il litorale di Deir al Balah, nel centro della Striscia di Gaza, e le città di Rafah e Khan Yunis, nel sud, secondo un corrispondente dell’Afp.

Il 20 aprile la camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato un pacchetto che prevede tredici miliardi di dollari di aiuti militari per Israele.

Hamas ha reagito accusando Washington di aver dato all’esercito israeliano il via libera “per continuare a massacrare i palestinesi”.

Il 21 aprile, nel corso di una conversazione con Benny Gantz, esponente del gabinetto di guerra israeliano, il ministro degli esteri statunitense Antony Blinken ha però insistito sulla necessità di “un cessate il fuoco immediato”.