Kelebia, Ungheria, 15 dicembre 2022. La recinzione elettrificata al confine con la Serbia. (Marton Monus, Reuters/Contrasto)

Il 13 giugno la corte di giustizia dell’Unione europea ha condannato l’Ungheria a pagare una somma di duecento milioni di euro e una penalità di un milione di euro al giorno per non aver rispettato le regole europee in materia d’asilo. La penalità si applica per ogni giorno di mancato rispetto delle regole europee.

In seguito a un ricorso della Commissione europea, la corte ha stabilito che Budapest non ha rispettato una sentenza del dicembre 2020 relativa al riconoscimento della protezione internazionale e al rimpatrio dei cittadini di paesi terzi senza permesso di soggiorno.

“Sottrarsi deliberatamente all’applicazione di una politica comune dell’Unione europea costituisce una violazione di eccezionale gravità”, ha affermato la corte.

Secondo i giudici, le inadempienze di Budapest “hanno come conseguenza il trasferimento ad altri stati membri della responsabilità di garantire l’accoglienza dei richiedenti asilo, valutare le domande e procedere eventualmente ai rimpatri, pregiudicando il principio di solidarietà tra gli stati membri”.

L’Ungheria, guidata dal 2010 dal nazionalista Viktor Orbán, ha costruito recinzioni alle frontiere e limitato la possibilità di presentare domande d’asilo nelle sue ambasciate all’estero, politiche che hanno portato a varie condanne da parte della corte di giustizia.

Orbán ha reagito contestando la sentenza. “La multa di duecento milioni di euro più uno al giorno (!!!) per aver difeso le frontiere dell’Unione europea è semplicemente inaccettabile”, ha affermato sul social network X, aggiungendo che “per i burocrati di Bruxelles i migranti irregolari sono più importanti dei cittadini europei”.

L’Ungheria, contraria all’accoglienza dei richiedenti asilo, è già stata condannata dalla giustizia europea, come anche la Polonia e la Repubblica Ceca, per aver rifiutato d’accogliere una quota di rifugiati nell’ambito di un programma europeo.

Budapest si è anche opposta al patto europeo sulla migrazione e l’asilo, una riforma adottata di recente dall’Unione europea che prevede un meccanismo di solidarietà obbligatorio, sotto forma di accoglienza o contributo finanziario, per aiutare gli stati membri che devono fronteggiare una forte pressione migratoria.