L’Ucraina continua la sua offensiva in territorio russo, affermando di aver conquistato 74 città nella regione di Kursk e bombardando la vicina regione di Belgorod. Il governatore di Belgorod ha dichiarato lo stato di emergenza.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha riferito di combattimenti “difficili e intensi” nella regione di Kursk, al confine con l’Ucraina, dove le forze di Kiev sono entrate il 6 agosto, cogliendo di sorpresa le truppe russe. Si è trattato della più grande incursione di un esercito straniero sul territorio russo dalla fine della seconda guerra mondiale.
“Ci sono 74 località sotto il controllo ucraino. Sono in corso ispezioni e misure di stabilizzazione”, ha dichiarato il capo di stato ucraino su Telegram. Ha anche detto che “centinaia” di russi sono stati fatti prigionieri.
Il comandante dell’esercito ucraino, Oleksandre Syrsky, ha dichiarato che le sue truppe sono “avanzate in alcune aree da uno a tre chilometri” nel corso della giornata, prendendo il controllo di “altri quaranta chilometri quadrati”.
Da parte loro le forze russe hanno annunciato di aver “sventato” nuovi attacchi ucraini nella regione di Kursk, dove hanno dichiarato di aver inviato rinforzi e di aver inflitto perdite agli avversari.
Nella vicina regione di Belgorod, il governatore Vyacheslav Gladkov ha dichiarato lo stato di emergenza il 14 agosto. “La situazione nella nostra regione di Belgorod rimane estremamente difficile e tesa a causa dei bombardamenti delle forze armate ucraine. Le case sono state distrutte, i civili sono morti e feriti”, ha scritto su Telegram.
Le autorità delle regioni di Kursk, Voronezh, Nizhny Novgorod e Bryansk hanno inoltre riferito che i droni ucraini sono stati abbattuti dalla difesa aerea russa durante la notte.
Dopo una settimana di rapidi progressi, il generale Syrsky ha affermato che i suoi soldati avevano conquistato più di mille chilometri quadrati di Russia. Le autorità russe hanno riconosciuto la perdita di 28 città e le conquiste territoriali ucraine che si estendono su un’area larga quaranta chilometri e profonda dodici.
Secondo i calcoli condotti dall’Afp sulla base di fonti russe trasmesse dall’Institute for the study of war (Isw), un think tank statunitense, le truppe ucraine sono avanzate di ottocento chilometri quadrati nella regione di Kursk.
“L’Ucraina non vuole annettere alcun territorio nella regione di Kursk”, ha dichiarato il suo portavoce diplomatico, Georgy Tykhy, ritenendo le operazioni di Kiev “assolutamente legittime” alla luce dell’occupazione russa di quasi il 20 per cento del paese.
Questa offensiva – ha promesso – cesserà se Mosca accetterà le condizioni poste dall’Ucraina: “Prima la Russia accetterà di ristabilire una pace giusta (…), prima cesseranno le incursioni delle forze di difesa ucraine nel territorio russo”.
I negoziati tra i due belligeranti sono in una fase di stallo a causa delle richieste di ciascuna parte, ritenute inaccettabili dall’altra.
Il presidente Zelensky ha dichiarato di voler preparare un piano di pace entro novembre, data delle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti, che serva da base per un futuro vertice di pace a cui sarà invitato il Cremlino.
Parlando per la prima volta dell’argomento da New Orleans, dove si trovava in viaggio, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha affermato che l’offensiva ucraina “crea un dilemma per il presidente russo Vladimir Putin”.
Il capo di stato russo, da parte sua, chiede a Kiev di cedere alla Russia i territori che occupa e di rinunciare all’adesione alla Nato.
Secondo le autorità russe, l’offensiva ucraina ha già causato la fuga di oltre 120mila persone dalle loro case. Finora almeno dodici civili sono stati uccisi e più di un centinaio sono stati feriti.
Vladimir Putin, per il quale l’attacco ucraino rappresenta una battuta d’arresto inaspettata, ha ordinato al suo esercito di “espellere il nemico” dalla Russia, affermando di vedere dietro questa operazione la mano dell‘“occidente (che) è in guerra con noi”.