Almeno 48 persone sono morte e 75 risultano disperse dopo che gli scafisti hanno costretto i migranti a bordo di due imbarcazioni a gettarsi in mare al largo di Gibuti, nel Corno d’Africa, ha annunciato il 2 ottobre l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).

“Trecentoventi etiopi si trovavano a bordo di due imbarcazioni partite dallo Yemen quando sono stati costretti dai loro scafisti yemeniti a gettarsi in mare per raggiungere la riva a nuoto, intorno alle 3 di notte del 1 ottobre, ha dichiarato l’Oim all’Afp.

Tra i 197 sopravvissuti c’è un neonato di quattro mesi, la cui madre è annegata.

In precedenza l’Oim aveva fornito un bilancio di 45 morti.

La strage, avvenuta al largo della cittadina di Obock, rende il 2024 l’anno più letale lungo la cosiddetta “rotta dell’est”, usata dai migranti del Corno d’Africa per raggiungere l’Arabia Saudita passando per lo Yemen in guerra, ha affermato l’Oim.

Ogni anno decine di migliaia di migranti provenienti dal Corno d’Africa, soprattutto dall’Etiopia e dalla Somalia, cercano di raggiungere gli stati petroliferi del Golfo, in fuga dai conflitti, dai disastri naturali e dalla povertà in patria.

Molti migranti rimangono però bloccati nello Yemen, il paese più povero della penisola arabica, in preda a una guerra civile da quasi dieci anni. Alcuni decidono quindi di tornare indietro.

Secondo l’Oim, almeno 1.300 migranti sono morti lungo la rotta dell’est dal 2014, 337 dei quali tra gennaio e agosto 2024.

Nel maggio scorso l’organizzazione ha affermato che, nonostante i pericoli, il numero dei migranti che arrivano ogni anno nello Yemen è “triplicato tra il 2021 e il 2023, passando da 27mila a più di 90mila all’anno”.