Il 7 ottobre a Tirana sono scoppiati degli scontri durante una manifestazione organizzata dall’opposizione per chiedere le dimissioni del primo ministro socialista Edi Rama. Dieci poliziotti e almeno tre manifestanti sono rimasti feriti, secondo l’Afp.

Alcune migliaia di persone si erano riunite nella capitale albanese rispondendo a un appello del Partito democratico, di centrodestra. I primi scontri sono scoppiati di fronte a un edificio governativo, quando i manifestanti hanno cercato di sfondare un cordone formato dalla polizia antisommossa e alcuni di loro hanno lanciato delle bombe molotov.

La folla si è poi spostata verso la sede del Partito socialista, di cui fa parte il primo ministro Rama. Sono state lanciate altre molotov che hanno dato fuoco alla porta d’ingresso dell’edificio. Intanto altri manifestanti hanno preso di mira il ministero dell’interno e una stazione degli autobus, incendiando i bidoni della spazzatura.

I manifestanti chiedono che Rama si dimetta e che venga istituito un governo ad interim per gestire gli affari correnti fino alle elezioni legislative previste per il prossimo anno. “Continueremo le nostre azioni di disobbedienza civile finché Rama non si dimetterà”, ha dichiarato Flamur Noka, leader del Partito democratico parlando con i giornalisti.

Una settimana fa i deputati del Partito democratico avevano lanciato delle sedie fuori dal parlamento e poi le avevano incendiate per protestare contro la condanna a un anno di carcere inflitta a uno dei loro rappresentanti, Ervin Salianji.

Salianji è stato condannato per “aver fornito false prove” in un caso di traffico di droga, coinvolgendo il fratello di un politico socialista. Secondo l’opposizione, però, si tratta di “un atto di vendetta e terrorismo contro il Partito democratico” e accusa Edi Rama di esserne il mandante.