Martedì 26 novembre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato l’approvazione di un cessate il fuoco per la sospensione temporanea dei combattimenti con Hezbollah, che dovrebbe entrare in vigore mercoledì mattina alle 4 ora locale (le 2 in Italia).

Il gabinetto di politica e sicurezza del governo di Tel Aviv ha infatti accettato la proposta degli Stati Uniti per una tregua in Libano, con una maggioranza di dieci ministri contro un avversario.

L’accordo, per il quale Washington e la Francia hanno lavorato per settimane, è stato accolto con entusiasmo dal presidente statunitense Joe Biden, che lo ha definito come “una nuova partenza per il Libano, una visione per il futuro del Medio Oriente”.

Prima del via libera definitivo, Netanyahu ha sottolineato che “la durata del cessate il fuoco dipenderà da ciò che succederà sul terreno. Se Hezbollah si riarmerà, noi attaccheremo. Se tenterà di ricostruire infrastrutture terroristiche vicino al confine, lancerà razzi o scaverà tunnel, colpiremo”.

La tregua

Il negoziato dovrebbe prevedere una tregua di sessanta giorni, durante la quale Hezbollah e l’esercito israeliano si ritireranno dal Libano meridionale per consentire all’esercito libanese di dispiegarsi sul territorio. Il piano statunitense prevede anche l’istituzione di un comitato per monitorare l’applicazione dei punti previsti dall’accordo.

La diplomazia internazionale si è basata sulla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che ha posto fine alla precedente guerra tra Israele e Hezbollah nel 2006 stabilendo che solo l’esercito libanese e le forze di pace potevano essere dispiegate al confine meridionale del paese.

L’annuncio arriva dopo una giornata di intensi attacchi aerei nelle aree meridionali e centrali di Beirut, dove Israele aveva annunciato di aver colpito “venti obiettivi terroristici” di Hezbollah.

L’esercito di Tel Aviv aveva colpito anche una trentina di obiettivi nel sud del Libano e condotto un’incursione di terra nella “regione del fiume Litani”, che costituisce il limite geografico a nord del quale Israele vorrebbe relegare Hezbollah.