Il 15 dicembre Jimmy Lai, ex editore pro-democrazia di Hong Kong, è stato riconosciuto colpevole di tre capi d’accusa legati alla sicurezza nazionale, una sentenza che secondo le organizzazioni per i diritti umani segna la fine della libertà di stampa nell’ex territorio britannico, restituito alla Cina nel 1997.
Lai, 78 anni, è stato riconosciuto colpevole di un capo d’accusa di sedizione e di due di collusione con l’estero. Questi ultimi due sono legati alla legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino dopo l’ondata di proteste per la democrazia del 2019.
Secondo l’accusa, Lai è al centro di due complotti il cui obiettivo era convincere paesi stranieri a “imporre sanzioni o condure attività ostili” contro Hong Kong e la Cina. L’ex editore è stato anche riconosciuto colpevole della pubblicazione di articoli che “incitavano alla disaffezione” nei confronti delle autorità.
Lai, che si era dichiarato non colpevole, rischia una pena fino all’ergastolo. L’entità sarà annunciata in un secondo momento.
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“Non c’è dubbio che Lai abbia coltivato l’odio verso la Repubblica Popolare Cinese per gran parte della sua vita adulta, e questo traspare chiaramente dai suoi articoli”, ha dichiarato la giudice Esther Toh.
“È anche evidente che l’imputato cercasse il modo, prima ancora dell’adozione della legge sulla sicurezza nazionale, di convincere gli Stati Uniti a esercitare pressioni sulla Repubblica Popolare Cinese”, ha aggiunto.
Il Regno Unito ha reagito alla sentenza denunciando “un processo politico” e chiedendo il rilascio di Lai, che ha un passaporto britannico.
Pechino ha invece affermato di “sostenere fermamente l’impegno di Hong Kong a difesa della sicurezza nazionale” e ha denunciato “le calunnie di alcuni paesi”.
Lai, fondatore del quotidiano pro-democrazia Apple Daily, oggi vietato, è in prigione dal 2020.
Alla lettura della sentenza hanno assistito rappresentanti consolari degli Stati Uniti e dell’Unione europea, oltre a veterani del movimento per la democrazia a Hong Kong, tra cui il cardinale Joseph Zen e l’ex deputata Emily Lau.
Secondo le organizzazioni per i diritti umani, la condanna di Lai è emblematica dell’erosione delle libertà politiche a Hong Kong dopo l’entrata in vigore della legge sulla sicurezza nazionale.
“La prevedibilità della sentenza di oggi non la rende meno sconcertante: la condanna di Jimmy Lai suona come una campana a morto per la libertà di stampa a Hong Kong”, ha affermato l’ong Amnesty international.