Qualche giorno dopo l’incendio divampato il 26 novembre in un complesso residenziale di Hong Kong in cui sono morte almeno 159 persone, il chief executive (capo del governo) della regione speciale cinese, John Lee, ha dichiarato che le misure di prevenzione degli incidenti nel settore edile hanno fallito. Ha promesso un’indagine indipendente e ha assicurato che chi cercherà di “sfruttare” la tragedia per fini politici sarà perseguito. Lee ha inoltre confermato che le elezioni del consiglio legislativo (Legco), previste per il 7 dicembre, si svolgeranno come programmato, mettendo fine alle voci su un possibile rinvio a causa di uno dei peggiori disastri nella storia della città. Ha sottolineato che serve un nuovo Legco per autorizzare i finanziamenti necessari a “riformare” il sistema di supervisione.
Hong Kong è in lutto e sta indagando sull’incendio che ha devastato sette torri di appartamenti nel complesso Wang Fuk Court. Finora le autorità hanno concentrato l’attenzione sui materiali scadenti che sarebbero stati usati nel cantiere di un complesso residenziale in ristrutturazione. Al tempo stesso, però, è cresciuta la rabbia dei cittadini per il mancato allarme, i sospetti di corruzione e i dubbi sulla trasparenza del governo negli anni successivi alle manifestazioni per la democrazia del 2019 e all’imposizione di una rigida legge sulla sicurezza nazionale.
Il 2 dicembre Lee ha aperto la sua conferenza stampa settimanale elogiando le persone al lavoro sul luogo dell’incendio, in particolare i vigili del fuoco. In precedenza era stato duramente criticato per aver ringraziato il presidente cinese Xi Jinping nel suo primo intervento, mentre l’incendio era ancora in corso, e per aver parlato solo dopo la pubblicazione dei messaggi di Xi da parte dell’agenzia di stampa statale cinese Xinhua. La polizia e la commissione anticorruzione sono già al lavoro, ma Lee ha annunciato la creazione di una commissione indipendente d’indagine presieduta da un giudice, e ha promesso che i risultati saranno pubblicati integralmente. Non sono stati però divulgati dettagli fondamentali, come la composizione della commissione, che competenze avrà e quando sarà istituita.
Finora la polizia ha arrestato tredici persone con l’accusa di omicidio colposo, mentre su altre dodici indaga la Commissione anticorruzione. Quando gli è stato chiesto conto dell’arresto di tre persone con l’accusa di presunta sedizione, tra cui uno studente universitario che aveva promosso una petizione per chiedere al governo di assumersi le sue responsabilità e istituire una commissione indipendente, l’ex poliziotto diventato politico non ha risposto direttamente alla domanda, ma ha affermato che “non tollererà chi sfrutta questa tragedia”. Le autorità, ha detto, perseguiranno “chiunque, ovunque”, se colpevole di “sabotaggio” nei confronti dell’attività del governo.
Gli attivisti per i diritti umani hanno messo l’accento sulle restrizioni alla libertà di parola dopo il rogo. “L’incendio di Wang Fuk Court solleva serie preoccupazioni sulla repressione di una stampa libera, di un processo legislativo democratico e di una vivace società civile che un tempo caratterizzavano Hong Kong, e l’impatto che tutto questo può avere sulla volontà del governo di garantire la supervisione delle misure di sicurezza nei cantieri”, ha dichiarato Elaine Pearson, direttrice per l’Asia di Human rights watch, che ha aggiunto: “È fondamentale non trattare come criminale chi chiede risposte sulla tragica vicenda”.
Come vuole Xi Jinping
La decisione di confermare le elezioni del 7 dicembre è arrivata subito dopo l’incontro di Lee con Xia Baolong, responsabile a Pechino delle politiche per Hong Kong e Macao. Lee ha ammesso che Xia portava istruzioni del presidente cinese. Lee aveva sospeso la campagna elettorale a causa dell’incendio. Per legge in caso di emergenza il voto può essere rinviato di 14 giorni. L’elezione legislativa precedente, prevista per il settembre 2020, si era tenuta più di un anno dopo, nel dicembre 2021, ufficialmente a causa della pandemia di covid-19.
Durante quel rinvio prolungato, seguito all’approvazione della legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino nel giugno 2020, il sistema elettorale della città è stato completamente cambiato. La proporzione di rappresentanti eletti direttamente dal popolo è stata ridotta da più della metà a circa il 20 per cento e ora tutti i candidati devono essere vagliati e ritenuti “patrioti” in base ai criteri stabiliti da Pechino. Poiché il voto popolare determinerà solo 20 seggi su un totale di 90 e tutti i 51 candidati sono stati sottoposti a verifica, l’interesse per le urne è basso. Prima dell’incendio il governo stava promuovendo attivamente le elezioni per aumentare la partecipazione rispetto al minimo storico del 30,2 per cento registrato l’ultima volta. “In queste elezioni la cosa più importante è l’affluenza”, spiega Toru Kurata, professore dell’università Rikkyo di Tokyo ed esperto di Hong Kong. “Perciò le autorità si sono date da fare per incentivare le persone ad andare a votare”.
Ancora più obbedienti
Chi lo farà riceverà “biglietti di ringraziamento” con sconti e ingressi gratuiti ad attività locali durante il weekend. L’orario di voto è stato esteso di due ore e il servizio della compagnia ferroviaria locale Mtr sarà potenziato. Kurata osserva che l’umore della società è cambiato drasticamente dopo l’incendio e che l’affluenza potrebbe non essere alta quanto spera il governo. Ma poiché, ha aggiunto, il numero di elettori registrati potrebbe essere inferiore rispetto all’ultima volta, questo potrebbe permettere al governo di salvare la faccia rispetto al risultato finale.
Prima del voto diversi legislatori della vecchia guardia hanno deciso di non ricandidarsi. Pur essendo filocinesi, alcuni erano anche molto schietti nei loro interventi, e la loro assenza potrebbe essere il risultato del tentativo di far eleggere un Legco ancora più obbediente, che segua gli standard e le volontà di Pechino. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1643 di Internazionale, a pagina 32. Compra questo numero | Abbonati