18 aprile 2024 08:25

Una guerra aperta con l’Iran sarebbe “solo” un conflitto regionale o potrebbe assumere un carattere mondiale? La domanda è lecita alla luce dell’escalation possibile tra Teheran e Israele, ma anche in funzione delle collaborazioni, per non dire alleanze, tra l’Iran e le due potenze che contestano l’ordine occidentale, cioè Russia e Cina.

Teheran-Mosca-Pechino: è il nuovo “asse del male”, per riprendere una terminologia desueta adottata dai neoconservatori statunitensi all’epoca di Bush? O è un’alleanza di circostanza che si basa sull’esistenza di un avversario comune, cioè l’occidente?

Per giudicare questo riavvicinamento, bisogna prima di tutto inquadrare il passato recente. Nel 2015 la Cina e la Russia hanno firmato insieme agli occidentali un accordo sul nucleare con l’Iran, nel tentativo di fermare gli sforzi di Teheran di dotarsi dell’arma atomica. Malgrado la guerra in Ucraina, fino a 18 mesi fa l’amministrazione Biden confidava ancora nel sostegno di Mosca per ripristinare l’accordo, mandato all’aria da Donald Trump nel 2018 con una scelta sconsiderata. Non solo l’accordo non è rinato dalle sue ceneri, ma la Russia si è riavvicinata all’Iran, che le ha fornito i droni usati contro l’Ucraina.

Russia e Cina non sono alleati storici dell’Iran. I riavvicinamenti recenti non si basano su un’ideologia comune né su una visione simile del futuro, ma su un disprezzo condiviso per l’ordine mondiale plasmato dall’occidente.

In ogni caso è meglio diffidare dei giudizi affrettati. Da un decennio osserviamo il costante avvicinamento tra la Russia e la Cina, convinti che questo matrimonio contro natura non si farà mai. Eppure i due paesi sono sempre più legati. Pechino è diventata un partner indispensabile di Mosca nel contesto delle sanzioni occidentali.

Emmanuel Macron (l’anno scorso) e Olaf Scholz (questa settimana) sono andati nella capitale cinese per chiedere a Xi Jinping di fare pressioni su Vladimir Putin e convincerlo a fermare la guerra in Ucraina. Senza risultati. Il leader cinese al massimo modera le minacce nucleari del suo amico russo, ma allo stesso tempo gli fornisce i componenti elettronici che gli mancano per portare avanti la guerra.

Oggi è in corso un’offensiva comune contro l’occidente da parte dei tre paesi citati, quattro se contiamo anche la Corea del Nord, che fornisce anch’essa armi alla Russia. Questa posizione è stata scritta nero su bianco in un documento interno del governo russo di cui il Washington Post ha rivelato il contenuto il 17 aprile.

Nel testo, dell’aprile 2023, sono elencati i tentativi russi di creare un’alleanza contro gli Stati Uniti ed è descritto esplicitamente l’appoggio a “un’escalation in Medio Oriente con al centro Israele, l’Iran e la Siria”. L’obiettivo è anche quello di indebolire i “paesi avversari”, cioè gli Stati Uniti e l’Europa.

Questo paesaggio ostile non è quello della guerra fredda di un tempo. Non c’è bisogno di alleanze ideologiche né di convergenze a lungo termine. Basta intendersi sulla volontà di indebolire l’occidente e i suoi alleati. Né “asse del male” né alleanza di circostanza, dunque, ma qualcosa di ibrido che rende il mondo più pericoloso e incerto, mentre in Medio Oriente e altrove è in atto una logica di guerra.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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