09 giugno 2017 14:31

Shock per May
The Daily Telegraph, Londra
“Parliamoci chiaro. Per il Regno Unito il risultato delle elezioni poteva difficilmente essere peggiore in vista dei negoziati sulla Brexit”, scrive il quotidiano conservatore. “L’Unione europea è pronta e si aspetta di cominciare a negoziare entro dieci giorni. Il Regno Unito si è precipitato da solo nel caos politico. All’improvviso, i giochi sembrano di nuovo aperti. La partecipazione al mercato unico, e quindi alla libera circolazione delle persone, l’autorità delle corti europee e anche la prospettiva di un nuovo referendum sono state evocate nella notte. I sostenitori del mantenimento del Regno Unito nell’Ue sperano ci sia una via di scampo dalla Brexit. Si sbagliano. Non c’è maggioranza per un secondo referendum. Anche se i laburisti lo vogliono, non è previsto e non c’è in parlamento una coalizione di remainers in grado di formare un governo. E quindi siamo di nuovo nella nebbia che si era brevemente diradata”.

Exit poll shock per May
The Guardian, Londra
“È uno dei più sensazionali ribaltamenti di situazione degli ultimi tempi. Theresa May ha indetto delle elezioni anticipate con l’unico scopo di schiacciare l’opposizione. Era opportunismo sfacciato, pura volontà di potere”, s’indigna l’editorialista Owen Jones: “La sua squadra, mi viene detto in forma riservata, voleva passare alla storia come quella che ha scavato la fossa del Partito laburista. Invece si è distrutta da sola. È cotta. May ha appena conquistato il titolo di ‘peggior primo ministro per colpa solo sua’, rubandolo a David Cameron. Date un’occhiata al capitale politico che aveva: un vantaggio fenomenale nei sondaggi, il sostegno di quasi tutta la stampa britannica, la macchina elettorale più efficace del mondo. Tra poco lascerà il 10 di Downing street in disgrazia, ed entrerà nei libri di storia sotto la voce ‘tracotanza’”.

Umiliazione per May
Nrc Handelsblad, Amsterdam
“Le elezioni si sono concluse con un’umiliazione per Theresa May. Invece dare ai conservatori l’ampia vittoria che volevano per traghettare il Regno Unito e Gibilterra dopo il referendum sull’adesione all’Unione europea, li ha privati della maggioranza ai comuni”, osserva Melle Garschagen. “Il flop di May potrebbe avere enormi conseguenze. Politicamente, ha virtualmente perso ogni controllo. Dovrà affrontare forte resistenze, sia all’interno che all’esterno del suo stesso partito per mettere in atto il suo piano per la Brexit. Un anno dopo il referendum, il Regno Unito deve nuovamente affrontare uno shock politico. May potrà difficilmente proseguire senza danni. Una nuova lotta all’interno dei conservatori costerà di nuovo tempo prezioso”.

Più incertezza sulla Brexit
La Vanguardia, Barcellona
“Come Theresa May, anche l’Europa puntava a ottenere stabilità da queste elezioni. E questa mattina ha trovato più caos”, scrive la corrispondente a Bruxelles del quotidiano catalano Beatriz Navarro, che aggiunge: “Il Regno Unito non avrà il governo forte con il quale Bruxelles sperava di sedersi al tavolo dei negoziati per la sua uscita dal club comunitario. Il risultato elettorale apre al contrario uno scenario di instabilità politica che aggiunge altra incertezza ai negoziati sulla Brexit. Il negoziatore europeo per la Brexit, Michel Barnier, sperava di dare il via alle discussioni il 19 giugno prossimo, una data che appare oggi altamente improbabile. I possibili cambiamenti nella posizione del governo britannico, in funzione dei suoi propri equilibri interni, potranno costringere anche l’Unione europea ad aggiustare la sua risposta, al momento calibrata sul piano di Theresa May di lasciare il mercato unico e l’unione doganale. Bruxelles non avrà dinanzi a sé il negoziatore forte, capace di concludere accordi delicati e di difenderli con successo in casa, che sperava”.

Primavera crudele per Theresa May
Le Monde, Parigi
“Il Regno Unito esce indebolito dalle elezioni politiche dell’8 giugno. A qualche giorno dall’inizio di un negoziato storico sull’uscita del paese dall’Unione europea i britannici si ritrovano senza maggioranza di governo chiara. Potrebbero anche dover votare di nuovo in autunno”, si legge nell’editoriale non firmato del quotidiano. “Tutto avviene come se il ‘sì’ nel referendum sulla Brexit del 23 giugno 2016 avesse aperto una sequenza politica da incubo per il paese. La Brexit non è stata al cuore di questa campagna. È rimasta sullo sfondo. Il risultato del voto è confuso, esitante ed è il riflesso della situazione del Regno Unito di fronte all’Ue. Nei negoziati sulla Brexit, che bisognerà pur aprire un giorno, non è nell’interesse di nessuno cercare di approfittare di questo vuoto d’aria politico che stanno attraversando i britannici. Tra democrazie si rispetta la libera espressione della volontà popolare. Anche quando è indecifrabile”.

La lady di piuma
Spiegel Online, Amburgo
“La prima ministra britannica ha scommesso forte e ha perso quasi tutto”, osserva Jörg Schindler, secondo il quale “sette settimane fa, quando Theresa May – apparentemente intossicata da sondaggi onirici – ha annunciato delle elezioni a sorpresa, tutto indicava che sarebbe stata una valanga a favore dei tory. Il Partito laburista, che appariva poco impegnato e in preda ai dubbi, sembrava dirigersi verso il peggior risultato elettorale in quarant’anni. Il partito populista Ukip era clinicamente morto e i liberaldemocratici completamente ai margini. Il loro ex leader Nick Clegg parlava di un Regno Unito sulla via di ‘un paese a partito unico’. Ed è esattamente questo che voleva May quando ha indetto le terze elezioni legislative in tre anni. E invece i conservatori, pur rimanendo la principale forza in parlamento, non possono governare da soli. Per i tory è una débâcle – per May è un disastro”.

Quali conseguenze sulla Brexit dopo la sconfitta cocente di Theresa May?
Gazeta Wyborcza, Varsavia
Maciej Czarnecki s’interroga sulla sconfitta dei conservatori: “Chi sarà primo ministro? I tory potranno mantenersi al potere, ma scommetteranno su una leader che li ha portati sull’orlo del precipizio? Formeranno senz’altro una coalizione con gli euroscettici del partito unionista dell’Irlanda del Nord. Il leader tory a quel punto sarà ostaggio di questa formazione e di altre fazioni radicali in seno al Partito conservatore stesso. Il buon risultato dei laburisti, che vogliono conservare i vantaggi dell’appartenenza al mercato unico, metterà pressione sul governo affinché il divorzio non sia troppo drastico. D’altra parte, il rafforzamento dell’ala euroscettica nell’esecutivo può incitare Londra a tagliare completamente i ponti con l’Europa”. Nei negoziati sulla Brexit, “le elezioni hanno indebolito la posizione di Londra. Non per questo i funzionari di Bruxelles stappano lo spumante. A nessuno piace negoziare con un partner imprevedibile”.

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