24 ottobre 2018 17:44

La prima finanziaria del governo Lega-cinquestelle fa discutere l’Europa. Dopo aver studiato l’anteprima delle misure previste, per la prima volta dalla nascita dell’Unione la Commissione europea ha respinto una manovra di un paese dell’eurozona (la prassi finora era presentare pareri e note a margine ai progetti presentati), ritenendo che la finanziaria italiana violi il patto di stabilità. La Commissione ha dato all’Italia tre settimane di tempo per proporre una nuova versione del testo, cosa che, stando alle prime dichiarazioni di Matteo Salvini e Luigi Di Maio, il governo non sembra disposto a fare.

Il braccio di ferro tra Europa e governo italiano è sulle pagine dei principali media europei.

Il corrispondente a Bruxelles della britannica Bbc, Kevin Connolly, fa notare che “è la prima volta che si arriva a questo punto, e l’Unione europea deve soppesare l’idea di prendere misure dure per scoraggiare altri stati dell’eurozona dal violare le regole. L’Ue si scontra con la prospettiva di un conflitto estenuato con uno dei suoi suoi più grandi stati, in un momento in cui molte delle sue energie politiche sono già assorbite dalla Brexit”.

Sull’Independent, Sean O’Grady, che la settimana scorsa intitolava il suo editoriale “L’Italia si sta trasformando in un paese fascista sotto i nostri occhi” ammette: “La crisi del bilancio italiano è più grave della Brexit”. L’Italia può provocare una crisi dell’euro. “La Grecia era abbastanza piccola per essere salvata, l’Italia è troppo grande per fallire, ma anche per essere salvata. In quanto terza economia dell’eurozona, e con il suo ampio debito pubblico, salvare l’Italia è fuori dalla portata della Germania, sempre ammesso che lo voglia. I mercati temono la rottura dell’eurozona, il collasso bancario e l’instabilità politica. In una parola: la fine dell’euro, prospettiva terrificante agli occhi di Francoforte, Bruxelles, Berlino e Parigi, oltre che dei grandi attori della finanza globale”.

Per il quotidiano francese Le Monde “quelle che si affrontano sono due logiche inconciliabili. Da un lato, è in gioco la credibilità della Commissione e la coesione dell’Europa. Rimettere in questione la capacità della terza economia dell’eurozona di rimborsare il suo debito significa rischiare di sprofondare in una crisi da cui stenterebbe a riprendersi. Dall’altro lato, si tratta della libertà di un governo democraticamente eletto di sperimentare ricette economiche diverse rispetto a quelle dei suoi predecessori – benché la maggior parte delle misure annunciate toccheranno solo superficialmente quello che invece è il principale problema dell’Italia: la debole produttività che impedisce la crescita. Non è la prima volta che assistiamo a uno scontro tra l’Unione e uno Stato, ma è la prima volta che il rapporto di forza non è necessariamente a favore di Bruxelles. A sette mesi dalle elezioni europee il governo italiano, molto popolare in patria, sta apertamente scommettendo sull’arrivo di una nuova Commissione più conciliante in materia di bilancio”.

“L’eurozona è ricattabile”, titola l’austriaco Der Standard. “Finora, il principio del camuffamento e dell’inganno ha presieduto l’adempimento delle regole fiscali: nascondere i debiti, chiedere più tempo per ridurre il deficit o procrastinare i problemi di budget era uno dei giochi più popolari. I partner europei sono abituati a chiudere un occhio, e anche tutti e due, se in cambio possono aspettarsi clemenza quando saranno loro a mettersi nei guai. Ma ora Roma sta adottando una strategia completamente nuova: mettere apertamente in discussione le regole di bilancio e la loro conformità. Ovviamente Bruxelles, non intende darla vinta agli italiani. Ma cosa accadrà veramente? Per ora sono stati inviati degli avvertimenti e si attende una risposta, poi verranno fatti nuovi esami, verranno emesse ulteriori raccomandazioni. Può darsi che alla fine si stabilirà anche una piccola multa. Ma alla fine, i populisti italiani avranno fatto la figura di chi non si è arreso. E questo potrebbe fare scuola in Europa: a chi non piace fare promesse elettorali irrealizzabili, cui alla fine l’intera unione monetaria non può fare altro che piegarsi?”.

Sulla linea della fermezza anche la tedesca Neue Zürcher Zeitung: “Il fatto che la Commissione europea chieda una revisione del bilancio 2019 da parte dell’Italia è più che giustificato. Ma la disputa mostra allo stesso tempo inesorabilmente le debolezze del patto di stabilità e dell’unione monetaria. In definitiva, il patto è una sorta di accordo informale tra gentiluomini, pensato per stati che ragionevolmente rispettano le regole e condividono la contrarietà a una politica fiscale lassista. Ma di fronte a un attacco frontale come quello che stanno portando i populisti italiani, questo strumento ha ben poco con cui difendersi, dal momento che le competenze fiscali sono rimaste a livello nazionale. La Commissione conosce questa delicatezza e promette apertura. L’Italia conosce questa fragilità e insiste sulle sue ragioni senza temere le sanzioni previste, che comprendono però il taglio di fondi strutturali di cui il paese è il principale beneficiario. Alla fine, però, Bruxelles dovrà applicare le regole del patto. A meno che, a maggio, le elezioni non cambino completamente la mappa politica del Parlamento europeo e portino al potere le forze della disintegrazione e del nazionalismo”.

In controtendenza, il Financial Times sottolinea che “non tutte le idee del governo italiano sono sbagliate. Il reddito di cittadinanza proposto del Movimento 5 stelle è troppo costoso, ma potrebbe rispondere alle lacune del welfare italiano e a problemi cronici come l’alto livello di povertà di alcune regioni del paese. Il taglio delle tasse promosso dalla Lega può avere dei benefici, se fatto bene, mentre è un errore la proposta di tornare indietro sulla riforma delle pensioni. Ma non dimentichiamoci che se questi due partiti sono arrivati al governo è perché gli elettori italiani erano stanchi delle politiche portate avanti negli ultimi vent’anni da un’élite politica moderata e tecnocratica, responsabile di un periodo di stagnazione economica quasi totale. I nuovi leader hanno il diritto di provare a cambiare le cose. Il problema è che, nella loro disperazione, stanno governando in modo disordinato e imprevedibile, allarmando i mercati e generando sospetti profondi a Bruxelles e tra gli altri governi della zona euro”.

Dagli Stati Uniti, mentre il New York Times mette in guardia sul rischio che una crisi italiana può rappresentare per l’economia mondiale, il sito del mensile The Altantic scrive che il rifiuto della finanziaria da parte della Commissione europea è esattamente quello che il governo italiano desiderava. “La risposta dell’Europa dimostra quello che succede quando il populismo si scontra con la realtà. Ma anche se la realtà gli è piombata addosso, un populista rimane un populista, e forse si radicalizza pure. Questo buffetto ricevuto dall’Europa (oppure era una melodrammatica porta sbattuta?) è esattamente quello che Roma voleva. Infatti, il vero motore di questo governo, Matteo Salvini, è arrivato al potere proprio in virtù del suo atteggiamento bellicoso nei confronti dell’Europa. E anche il suo alleato Luigi Di Maio è stato eletto con la promessa di ridefinire il rapporto tra Italia e Ue. Il loro è un governo che ha bisogno di nemici per restare in piedi. E l’Europa, con le sue regole e la sua austerità, è il nemico che cercavano”.

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