27 maggio 2020 16:15

I dubbi sull’app di tracciamento obbligatoria in Qatar

Il ricorso a un’applicazione obbligatoria per il tracciamento delle persone contagiate dal nuovo coronavirus in Qatar ha sollevato alcune polemiche. Lanciata ad aprile, l’app Ehteraz (precauzione, in arabo) è diventata obbligatoria il 22 maggio per tutti i residenti del paese, che ha uno dei tassi d’infezione per abitante più alti al mondo. Ufficialmente sono risultati positivi al covid-19 44mila dei 2,75 milioni di abitanti, pari all’1,6 per cento della popolazione, anche se finora i decessi sono stati solo 23.

Le misure prese dal piccolo emirato per contenere la pandemia sono tra le più rigide al mondo. Chi non indossa la mascherina in pubblico rischia fino a tre anni di carcere, la stessa pena prevista per chi non ha installato l’app sul telefono, in alternativa a una multa fino a 55mila dollari.

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Le critiche contro il governo sono rare in Qatar, dove sono in vigore restrizioni alla libertà di espressione e associazione che Amnesty international considera “non conformi al diritto e agli standard internazionali”. Ma sui gruppi Facebook popolari tra gli espatriati diverse persone hanno condiviso la preoccupazione che l’app possa violare la privacy accedendo ai file sul telefono e usando il gps e il bluetooth per il tracciamento. Il governo ha assicurato che i dati saranno tutelati e accessibili solo alle persone che lavorano nel sistema sanitario. Inoltre saranno cancellati dopo due mesi.

Ma il 26 maggio Amensty international ha allertato le autorità riguardo alcune vulnerabilità nell’app, in seguito risolte, che avrebbero consentito di accedere alle informazioni personali altamente sensibili di più di un milione di utenti.

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L’Organizzazione mondiale della sanità e alcuni istituti indipendenti hanno messo in dubbio l’efficacia delle app di tracciamento per prevenire la diffusione del nuovo coronavirus. Claudio Guarnieri, che dirige il Security Lab di Amnesty international, ha avvertito che “i governi di tutto il mondo si stanno affrettando a lanciare app di tracciamento dei contatti che spesso sono progettate male e non garantiscono la privacy”.

In Cina, dove le statistiche ufficiali suggeriscono che il picco della pandemia è stato superato, il monitoraggio del governo attraverso le app di tracciamento non sembra diminuire. Anzi, scrive Raymond Zhong sul New York Times, sta diventando “un aspetto permanente della vita quotidiana” e questo “solleva dubbi” su come le app potrebbero essere usate.

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