◆ Dagli anni cinquanta le ondate di calore, cioè i periodi prolungati di calore eccessivo, stanno diventando più frequenti e più lunghe. è quanto emerge da un’analisi, pubblicata su Nature Communications, che riguarda l’intero pianeta. La tendenza si riscontra dappertutto tranne che nella zona centrale dell’America settentrionale. L’aumento delle ondate di calore si registra dagli anni cinquanta, ma ha avuto un’accelerazione negli ultimi vent’anni. Il fenomeno può essere dovuto alla variabilità climatica e a fattori di origine antropica.

Nello studio viene anche elaborato un parametro nuovo, il calore cumulativo. Si ottiene moltiplicando le anomalie di temperatura (rispetto a una determinata soglia) per i giorni dell’ondata di calore. Per esempio, se il valore soglia per avere un’ondata di calore in una certa località è 30° e la temperatura arriva a 35°, l’eccesso corrisponde a 5°. Se il fenomeno dura tre giorni, il calore cumulativo corrisponde a 15°. La variazione del calore cumulativo è massima per l’Asia occidentale, l’Europa centrale, il Mediterraneo, il Brasile nordorientale e l’Alaska. Secondo lo studio, non c’è invece un aumento dell’intensità delle ondate di calore, con l’eccezione dell’Asia occidentale e del Mediterraneo. Le ondate di calore hanno un forte impatto sulla salute delle persone, sull’agricoltura, sulla produttività del lavoro, sugli incendi e sulle infrastrutture.

L’analisi pubblicata è preliminare, con dati in alcuni casi incompleti.

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Questo articolo è uscito sul numero 1366 di Internazionale, a pagina 98. Compra questo numero | Abbonati