Il ballo delle pazze mette insieme spiritismo, sadismo e sessualità. Alla storia delle “isteriche” rinchiuse alla Salpêtrière e studiate da Jean-Martin Charcot, il romanzo unisce il ritratto di una donna che dialoga con i morti, passatempo molto in voga all’epoca. Freud visitò la Salpêtrière nell’ottobre del 1885, ma non appare nel romanzo di Victoria Mas, che si svolge sette mesi prima. Eugenia, parigina di buona famiglia, intrattiene un dialogo con i morti. Per suo padre è intollerabile. Quest’uomo senza cuore conduce con la forza Eugenia da Charcot aiutato dal figlio Théophile, che assalito dal rimorso presto volerà in aiuto di sua sorella. Geneviève, la caposala del reparto di Charcot, crede nel dono di Eugenie. La nuova paziente infatti dà prova di saper leggere il suo passato. Severa ma giusta, l’infermiera escogita un piano per far scappare Eugenie dalla Salpêtrière la sera del ballo delle pazze, la festa che Charcot organizzava ogni anno per far conoscere le sue pazienti agli ospiti mondani, entusiasti di flirtare con le emarginate e desiderosi di assistere a scene incontrollabili, o magari audaci. Il romanzo di Victoria Mas offre un’immagine onesta di Parigi nel 1885 e del potere di un genere su un altro. Virginie Bloch-Lainé, Libérationt
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Questo articolo è uscito sul numero 1396 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati