Con la sua prosa incantatrice, il romanzo d’esordio di Akwaeke Emezi, Acquadolce,ha sconvolto i modi di pensare convenzionali, spingendo i lettori fuori dalle strutture dualistiche di corpo e spirito, maschio e femmina, psicotico e sano di mente. Il nuovo romanzo di Emezi continua a esplorare vite che spezzano le dicotomie rigide nel campo dell’individualità e della sessualità. L’intera storia si svolge nella penombra del dolore. Anche il titolo, La morte di Vivek, lascia poco spazio all’ottimismo. Ma nel corso del romanzo Emezi resiste costantemente all’inevitabilità della tragedia. La morte di Vivek Oji è enfatizzata così spesso che acquisisce una qualità leggendaria. Anche se non è concesso molto spazio al soprannaturale, la possibilità di una reincarnazione ancestrale aleggia su tutto il romanzo. Vivek nasce in Nigeria lo stesso giorno in cui muore la nonna. Una cicatrice a forma di stella marina su uno dei piedi del bambino assomiglia a una cicatrice della vecchia. “Superstizione”, insiste il padre del ragazzo. È una coincidenza, “e inoltre, Vivek è un bambino e non una bambina”. La morte di Vivek è la storia di una famiglia che si aggrappa a una rigida demarcazione tra uomini e donne, a costo di avvelenare la vita del loro unico figlio. Questo libro potente fa sentire più profondamente che mai le orribili conseguenze dell’intolleranza. Emezi ci incoraggia ad abbracciare uno spettro più completo dell’esperienza umana. Ron Charles,The Washington Post

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Questo articolo è uscito sul numero 1400 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati