Già all’epoca della sua presentazione al festival di Cannes, nel 2018, Rafiki suscitava delle aspettative. Si trattava del primo film keniano a essere stato selezionato per il festival e all’epoca era appena stato messo al bando nel suo paese di origine a causa di una rappresentazione in chiave positiva dell’amore omosessuale. Aspettative che hanno sorpreso anche gli autori di questa semplice storia d’amore tra due ragazze (Kena, interpretata da Samantha Mugatsia, che vuole andare a una scuola per diventare infermiera, e Ziki, interpretata da Sheila Munyiva, uno spirito libero che sogna di viaggiare e incoraggia Kena a puntare più in alto). Il fatto che le relazioni omosessuali siano illegali in Kenya non è l’unico problema delle due ragazze, perché i rispettivi padri sono rivali in politica e hanno quindi gli occhi addosso. Il film descrive con cura sia le esitazioni delle ragazze sia le forze – la famiglia, la religione, il pettegolezzo sempre in agguato – che le avversano. La delicatezza iniziale della storia rende la successiva violenza, fisica ed emotiva, ancora più brutale. Ben Kenigsberg, The New York Times

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1400 di Internazionale, a pagina 78. Compra questo numero | Abbonati