Anche solo l’esistenza delle scuderie di Fletcher street di Filadelfia, dove i cowboy neri tennero i loro cavalli per oltre un secolo, merita un’indagine approfondita, soprattutto perché l’immagine del cowboy nero è stata tenuta ai margini dell’immaginario statunitense. Le scuderie hanno fatto da sfondo al romanzo di Greg Neri, Ghetto cowboy, e ora ha ispirato questo adattamento. Si tratta di un classico dramma sentimentale sul rapporto tra padre e figlio che non apre nuove strade nel genere ma sfrutta pienamente il potenziale fornito dall’ambientazione e si rivela sufficientemente avvincente. Idris Elba interpreta Harp, un cowboy severo e stanco del mondo che ha rinunciato alla vita familiare per cavalcare il suo fedele destriero insieme a un affiatato gruppo di cavalieri. La sua routine è gettata nello scompiglio dall’arrivo del travagliato figlio Cole (Caleb McLaughlin, scoperto grazie a Stranger things), appena espulso dalla sua scuola di Detroit. Elba e McLaughlin esprimono al meglio il loro talento e anche se la sottotrama “criminale” è un po’ scontata, il vero merito del debuttante Ricky Staub è di aver coinvolto nel film i veri cowboy di Fletcher street e di averli integrati perfettamente all’interno della trama. Eric Kohn, IndieWire
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Questo articolo è uscito sul numero 1403 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati