Nel suo secondo album serpentwithfeet, cantante rnb di Baltimora che ora vive a Los Angeles, ha realizzato un inno alla semplicità dell’amore. È una forte, e probabilmente voluta, contraddizione se si pensa alla dura realtà che devono affrontare molte persone nere che fanno parte dalla comunità lgbt. Deacon celebra la bellezza dell’amore libero dalle oppressioni esterne ed è un’ode senza filtri alle relazioni emotive, fisiche e spirituali. Si nutre anche di spazi religiosi ed è pieno di svolazzi gospel, dalla melodia di Fellowship all’interludio di Dawn. “Non ha mai avuto bisogno dell’argenteria, ma io sono il suo cucchiaino”, canta serpent­withfeet in Hyacinth. Nei momenti più dolci dell’album, la gioia del cantante statunitense è palpabile, abbinata a una sensualità che è alla base di ciascuna delle undici tracce. A questo si aggiunge un’esplorazione della forma umana e dell’individualità. C’è coraggio nella capacità del cantante di essere allo stesso tempo vulnerabile e sicuro di sé. Mentre il mondo continua a lottare per le libertà individuali delle comunità nere, lgbt e non, Deacon cerca speranza nell’amore e nella spiritualità. Ben Tipple, Diy

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Questo articolo è uscito sul numero 1403 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati