Toby Fleishman, un epatologo sulla quarantina, sta attraversando un durissimo divorzio per volontà della moglie Rachel, che gli ha lasciato i due figli ed è svanita durante un ritiro di yoga. La narratrice, che espone simpateticamente il punto di vista di Toby, è la sua amica del college Libby, ex redattrice di una rivista per uomini che ora è una mamma casalinga che vive nel New Jersey. In un primo momento, Libby è una presenza sfuggente, ma a metà del libro sembra svegliarsi da una trance. Quando è stata l’ultima volta che Toby ha ascoltato uno dei suoi problemi, si chiede? Questa asimmetria lancia Libby in una meditazione sulla carriera che ha trascorso studiando gli uomini. Il romanzo d’esordio di Taffy Brodesser-Akner ha qualcosa di Updike, di Franzen, di Tom Wolfe e soprattutto di Roth, la cui eco si ritrova nella lussuria di Toby, nella sua ebraicità e nella sua nevrosi. Pur alludendo al fatto che non ne possiamo più di un certo tipo di protagonista maschile, Brodesser-Akner non sta semplicemente buttando il suo eroe giù dal trono. Forse sta organizzando una missione di salvataggio.
Katy Waldman,The New Yorker
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1403 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati