Composizione faro di Karlheinz Stockhausen, il vasto affresco di Mantra inaugura nel 1970 l’ultimo periodo dell’opera del compositore tedesco. In un’ora coinvolge due pianisti (che suonano anche crotali e woodblock) e un dispositivo elettronico di trattamento del suono. È un lavoro che da solo riassume la vertiginosa evoluzione della scrittura per pianoforte del novecento, da Debussy, Bartók e Stravinskij a Boulez e Ligeti, passando per il jazz sperimentale di Monk e Cecil Taylor. Jean-Frédéric Neuburger e Jean-François Heisser ne dominano le esigenze e i molteplici significati, e fanno risaltare in ogni momento la prodigiosa varietà di colori e di atmosfere di questo percorso quasi cosmico. Patrick Szersnovicz, Diapason
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Questo articolo è uscito sul numero 1403 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati