Il processo contro Derek Chauvin, il poliziotto accusato di aver ucciso George Floyd nel maggio del 2020 a Minneapolis, è entrato nella seconda settimana. “L’accusa sta cercando di dimostrare che Floyd è morto per la mancanza di ossigeno e non, come sostiene la difesa, per le patologie pregresse e per le dipendenze da droga e oppioidi”, scrive il New York Times. Chauvin è rimasto con il ginocchio sul collo di Floyd per più di nove minuti. Il 5 aprile ha testimoniato Bradford T. Wankhede Langenfeld, il medico che ha dichiarato il decesso di Floyd: ha escluso che la causa della morte possa essere un’overdose e ha aggiunto che Floyd avrebbe avuto più possibilità di sopravvivere se gli agenti gli avessero praticato la rianimazione cardiopolmonare. Lo stesso giorno ha testimoniato anche Medaria Arradondo (nella foto), direttore del dipartimento di polizia di Minneapolis. Secondo Arradondo, Chauvin ha “senza dubbio” violato le regole d’ingaggio. “Nel momento in cui Floyd ha smesso di opporre resistenza, e sicuramente quando ha mostrato di essere in sofferenza e ha provato a dirlo, l’agente avrebbe dovuto interrompere il suo comportamento”. Katie Blackwell, un’agente che in passato ha addestrato i poliziotti di Minneapolis, ha dichiarato che i sospettati non dovrebbero essere immobilizzati pancia a terra per tutto quel tempo.
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Questo articolo è uscito sul numero 1404 di Internazionale, a pagina 25. Compra questo numero | Abbonati