Lettura facile di Cristina Morales è una narrazione scomoda. Prima di tutto, è scomodo che le sue protagoniste siano quattro donne presumibilmente affette da disabilità mentali che, tuttavia, non solo hanno la virtù archetipica di “dire la verità” (come i ciechi o i folli in tante storie classiche) sulle istituzioni e le leggi che ci opprimono come carcerieri reazionari, ma la affrontano attivamente con i loro corpi, i loro istinti, le loro parole. Il romanzo non puntella la nostra buona coscienza. Al contrario, ci spinge sul versante sgradevole della favola: o partecipiamo alla retorica oppressiva e al senso comune, o siamo ipocriti come i presunti attivisti che popolano queste pagine, o siamo ridicoli, didascalici e sottomessi. Morales racconta la storia di un gruppo di coinquiline che hanno una sessualità intensa, un linguaggio libero e complessi rapporti di sorellanza. C’è una “trama” centrale: un giudice deve decidere se approvare la sterilizzazione di Marga, considerata la sua promiscuità erotica e la sua disabilità. Questo basta a rendere Lettura facile un libro terrificante. La scrittura di Morales è devastante, straripante, passa dall’intimità ruffiana all’esplosione della furia, da lì alla parodia della vita quotidiana, passando per il sarcasmo contro le istituzioni, per tornare sempre a un linguaggio indomabile: quello delle sue quattro protagoniste che, pur conoscendo le regole, le infrangono in piroette che lasciano il resto di noi nel ridicolo. Nadal Suau, El Mundo

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Questo articolo è uscito sul numero 1407 di Internazionale, a pagina 82. Compra questo numero | Abbonati