Una donna è spinta al limite da un ex recalcitrante. In quello che potrebbe essere il loro ultimo scambio, lei parla con lui al telefono. Lei insiste, finge indifferenza, sogghigna, rinuncia. La situazione trascende. Sembra proprio un film di Pedro Almodóvar. Lo è stato, lo è di nuovo. Questo film, che dura solo trenta minuti, ma è completo come tutti gli altri film del regista spagnolo, è un adattamento, libero ma perfetto, di La voce umana di Jean Cocteau, una magnifica “aria” per attrice. Nel 1988 Almodóvar ne prese in prestito gli elementi narrativi per il suo Donne sull’orlo di una crisi di nervi, il film che l’avrebbe definitivamente consacrato. Da tempo il regista pensava a un film in inglese e l’ha finalmente realizzato insieme all’attrice britannica Tilda Swinton: sembrano fatti l’uno per l’altra? Lo sono. Il senso estetico di Almodóvar – con la scenografia che riproduce un appartamento di lusso messa a nudo dalla finzione cinematografica – si accorda alla perfezione con la performance di Tilda Swinton, che proietta emozioni contrastanti con la precisione di un cronografo svizzero. Magnifico. Glenn Kenny, The New York Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1409 di Internazionale, a pagina 106. Compra questo numero | Abbonati