Basato sul pluripremiato dramma teatrale, The father comincia come un dramma che ruota intorno a una dinamica familiare abbastanza comune. Anne (Olivia Colman) sta perdendo la pazienza nei confronti del padre ottantenne Anthony (Anthony Hopkins), che sta perdendo presa sulla realtà ma si rifiuta di essere accudito. Anne sta per trasferirsi a Parigi e vuole assolutamente trovare qualcuno che possa occuparsi di lui quando lei sarà via. Per Anthony la vita è diventata una fonte di confusione ed è sempre più disorientato. Con un colpo di genio Florian Zeller, regista e sceneggiatore del film ma anche autore del dramma originale, racconta la storia dal punto di vista di Anthony, mentre gli altri personaggi e le ambientazioni cambiano, confondendo anche lo spettatore. Anthony diventa quindi così il protagonista di un curioso thriller che esiste nella realtà. È un modo ingegnoso di trasmettere lo stato d’animo di una persona affetta da demenza per cui ogni giorno è un nuovo incubo. Allo stesso tempo il film di Zeller è uno dei migliori adattamenti di un testo teatrale degli ultimi anni. È un’esperienza visiva difficile e brutale: per l’argomento, per le scelte narrative e per l’incredibile interpretazione di Anthony Hopkins. Benjamin Lee, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1410 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati