Un campeggio nelle Landes. Sembra un’ambientazione innocua. Tuttavia, per Léonard, protagonista di Caldo, il campeggio nasconde un rovescio morboso e una pressione sociale malsana. Adolescente viziato e a disagio che si vergogna a togliersi la maglietta e non sopporta il caldo, Léo finge di divertirsi alle feste in riva al mare dove tutti sono interessati solo al sesso. Il campeggio, con il suo conformismo solare e la sua ingiunzione di simulare il divertimento, diventa lo specchio angosciante del suo malessere. Léo è “fuori sincronia con il suo ambiente”. Come si trasforma un campeggio paradisiaco in un incubo soffocante? Introducendo un cadavere. Una sera, Leonard assiste alla morte accidentale di un compagno, che si strangola con le corde di un’altalena. Ha la strana idea di seppellire il cadavere, caricandosi di un senso di colpa divorante che non lo lascerà mai. Victor Jestin combina violenza, sensualità e delicatezza, senza perdere mai il senso della misura. Philippe Couture, Le Devoir
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Questo articolo è uscito sul numero 1412 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati