Le sonate a quattro di Alessandro Scarlatti, scritte verso il 1705 ma pubblicate vent’anni dopo, sembrano prendersi gioco delle abitudini dell’epoca: escludono il clavicembalo e invitano all’esecuzione “al tavolino”, una disposizione in uso per i madrigali. È musica seria ma scorrevole, con una certa rilassatezza nelle danze finali. Scarlatti si permette ogni sorta di sperimentazione, esplorando al massimo il colore di ogni sonata. L’ensemble Les Récréations si conferma sempre generoso ed espressivo, con una sonorità ricca, piena e che mantiene una leggibilità esemplare. Jean-Christophe Pucek, Diapason
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Questo articolo è uscito sul numero 1414 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati