Ambientato a Tokyo, il debutto di Emily Itami usa un’infedeltà per parlare della maternità, della pressione culturale e della fine della gioventù. Narrato da Mizuki, una cantante diventata casalinga, il romanzo immerge il lettore nella frustrazione e nella delusione della protagonista. La scrittura è diretta e tinta di commedia nera. Quando Mizuki incontra Kiyoshi, un ristoratore di successo, qualcosa nasce tra loro e lei è di nuovo in grado di pensare alla vita oltre la sfera domestica. Chi si aspetta una storia d’amore alla Lost in Translation non la troverà. È vero, Itami cattura la magia di Tokyo. Ma questa non è la visione turistica di un Giappone distaccato e alieno. Itami, che è cresciuta a Tokyo ma ora vive a Londra, esamina attentamente il confine tra insider e outsider nella cultura giapponese e affronta con grande maturità temi come l’amore che s’intreccia o si scontra con il dovere, e la sensazione di aver perso una parte di se stessi. E anche se colloca queste idee in un contesto sociale molto specifico, riesce a renderle universali. Alys Key, I
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Questo articolo è uscito sul numero 1414 di Internazionale, a pagina 84. Compra questo numero | Abbonati