Aurélia Michel analizza, nel corso di più di cinque secoli, la costituzione di un “ordine sociale globale” articolato intorno alla “razza”. Una categoria mentale che è sopravvissuta alla schiavitù, alla colonizzazione e alle guerre mondiali. È la fonte delle grandi disuguaglianze tra nord e sud, come quelle quotidiane che rendono più difficile l’accesso all’alloggio o al lavoro in base al colore della pelle o al suono del nome. Se la “razza” struttura ancora largamente il mondo contemporaneo, nelle sue grandi linee come nei dettagli, è perché non è solo un materiale ideologico, né l’arma dei soli razzisti. I suoi effetti continui sono il risultato di processi storici concreti che si possono far risalire al medioevo. Per dimostrarlo, in questo brillante saggio, Michel traccia i modi in cui l’ascesa dell’occidente bianco è inseparabile dalle forme di lavoro forzato, imposte dalla tratta degli schiavi e poi dalla colonizzazione. Una volta abolita la schiavitù è stata la “razza” a prendere il sopravvento, perpetuando la logica dello schiavismo. Il libro si conclude con un appello a liberarci da queste finzioni di cui le nostre società si trascinano l’eredità. André Loez, Le Monde
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Questo articolo è uscito sul numero 1416 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati