Sei anni prima della sua morte, la carriera di Prince era in una strana situazione. Aveva recuperato la sua indiscussa supremazia come artista live, ma l’attività in studio sembrava essere meno irreprensibile. Era incastrato in un giro vizioso di uscite mediocri: Planet Earth, Lotusflow3r, MPLSound, 20Ten, a volte distribuite attraverso grandi catene di supermercati o date via come allegato dei giornali. La notizia quindi che la nuova uscita postuma di Prince sia una serie di pezzi inediti del 2010 può lasciare freddi. Eppure al primo ascolto non si può non rimanere stupefatti: Welcome 2 America è una raccolta di ottime canzoni impegnate politicamente. Spesso s’ispira al soul dei primi anni settanta, soprattutto all’epoca d’oro di Curtis Mayfield. A questo punto viene da chiedersi: perché Prince non ha voluto che questi pezzi uscissero nel 2010? Forse perché sapeva che in quella fase della sua carriera la roba bella doveva tenersela stretta. E in un certo senso ha avuto ragione: il contesto storico non è cambiato granché, è più turbolento che mai, e il culto postumo di Prince garantisce a queste canzoni lo spazio che davvero meritano. Alexis Petridis,The Guardian

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1425 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati