L’11 ottobre è scoppiato un incendio nella raffineria dell’impianto petrolifero di Zahrani, uno dei più importanti del paese, rimasto chiuso per giorni a causa della mancanza di carburante. Le attività erano riprese grazie a una fornitura dell’esercito. Intanto continuano le pressioni politiche sul giudice Tarek Bitar, che guida l’inchiesta sull’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto 2020. Le indagini, che erano riprese la settimana scorsa, sono state di nuovo sospese il 12 ottobre, scrive Ya Libnan, dopo che Bitar ha emesso un mandato di arresto nei confronti dell’ex ministro delle finanze Ali Hassan Khalil, sospettato di essere coinvolto nel disastro. Khalil, del movimento sciita Amal, ha presentato un ricorso alla corte di cassazione.

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Questo articolo è uscito sul numero 1431 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati