Il gasdotto Nord Stream 2, che dovrebbe collegare i giacimenti russi alla Germania attraverso il mar Baltico raddoppiando la portata della condotta già esistente, ha incontrato un nuovo ostacolo. Inizialmente proposta nel 2011 e completata a settembre dopo anni di ritardi, l’opera avrebbe dovuto entrare in funzione a breve, ma le autorità di controllo tedesche hanno bloccato tutto finché la società che la gestisce non si adeguerà ad alcuni requisiti burocratici. La notizia, arrivata in un periodo già segnato dalla crisi energetica, dalle tensioni tra Russia e Unione europea e dai timori sulle forniture di gas russo all’Europa, ha provocato una nuova impennata dei prezzi del gas naturale, che sono aumentati del 17 per cento. Nonostante ciò, scrive la Süddeutsche Zeitung, in Germania diverse voci si sono levate per chiedere di approfittare dello stop per cancellare definitivamente il progetto, come richiesto anche dal presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj, secondo cui il Nord Stream 2 consentirebbe a Mosca di aggirare l’Ucraina e le darebbe mano libera per destabilizzarla. Negli ultimi giorni Kiev ha inoltre denunciato l’aumento della presenza militare russa ai suoi confini: circa centomila soldati sarebbero stati schierati a ridosso delle regioni separatiste del Donbass, nonostante la smobilitazione annunciata ad aprile.

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Questo articolo è uscito sul numero 1436 di Internazionale, a pagina 22. Compra questo numero | Abbonati