Il documentario di Peter Jackson, quasi otto ore divise in tre capitoli tentacolari e rivelatori, ci trasporta nei Twickenham studios di Londra dove i Beatles, trasandati e barbuti, hanno tre settimane per comporre e provare quattordici brani che dovranno suonare dal vivo, da qualche parte. Il documentario è un accumulo di stranezze e momenti di divertimento e di noia che con il passare del tempo diventa più che avvincente, fino quasi a creare dipendenza. Non solo, in essenza Get back è una lunga lettera d’amore a tutto ciò che può trasformare delle creature leggendarie in persone reali. Variety

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Questo articolo è uscito sul numero 1438 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati