REUTERS/Contrasto

Tra la fine di ottobre e la fine di novembre l’Haj Abdullah, una nave mercantile di proprietà libanese ma battente bandiera della Sierra Leone, è rimasta bloccata nelle acque davanti alla Somalia a causa di un guasto provocato da una tempesta. L’imbarcazione viaggiava dal golfo Persico alla Tanzania con un carico di zolfo da 750mila dollari. L’equipaggio, composto da marinai libanesi, egiziani e siriani, ha inviato ripetute richieste d’aiuto a un’agenzia di Cipro incaricata di occuparsi della nave dalle autorità marittime della Sierra Leone. Gli uomini a bordo chiedevano un intervento per riparare lo scafo, ma già da settembre si erano rivolti alle autorità perché non ricevevano più lo stipendio. Alla fine l’imbarcazione è stata riparata ed è riuscita ad arrivare nel porto di Dar es Salaam, in Tanzania, dove ha potuto scaricare lo zolfo. Ma i marinai non hanno ancora ricevuto tutti i loro soldi e ormai da mesi sono a bordo e a corto di viveri. Il caso dell’Haj Abdullah, scrive il Wall Street Journal, spiega bene un problema del trasporto marittimo, un settore da cui dipende il 90 per cento del commercio mondiale: il crescente numero di navi abbandonate dai proprietari. Oggi più di mille marinai sono bloccati sulle loro imbarcazioni senza retribuzione e con pochi viveri. Le navi abbandonate, inoltre, sono spesso sotto la giurisdizione di piccoli paesi, come la Sierra Leone o la Liberia, scelti perché impongono meno tasse ma soprattutto perché non fanno controlli rigorosi sull’attività dei proprietari. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1440 di Internazionale, a pagina 109. Compra questo numero | Abbonati