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L’euro fu introdotto il 1 gennaio 1999, ma sostanzialmente per i primi tre anni fu usato nei circuiti bancari e finanziari. Solo il 1 gennaio 2002 le monete e le banconote entrarono in circolazione tra tutti i cittadini dell’eurozona, all’epoca composta da dodici paesi. “L’arrivo della moneta unica”, scrive la Neue Zürcher Zeitung, “è probabilmente la conversione monetaria più importante della storia, frutto di un piano preparato meticolosamente nei dieci anni precedenti”. Oggi l’eurozona è formata da diciannove paesi: Austria, Belgio, Cipro, Spagna, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia e Slovenia. Ma nel 2010, dopo un primo periodo di relativa stabilità, con la crisi del debito pubblico che colpì duramente la Grecia, la Spagna, il Portogallo e anche l’Italia, l’euro andò vicino al crollo. “Nel luglio 2015”, scrive Le Monde, “in Grecia i prelievi dai bancomat non potevano superare i 60 euro e i trasferimenti di capitali all’estero erano molto limitati. I greci avevano votato a larga maggioranza (61 per cento a favore) un referendum contro le condizioni imposte dal nuovo pacchetto di salvataggio dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale. L’uscita del paese dall’euro, la cosiddetta ‘Grexit’ sembrava inevitabile”. Quella crisi oggi sembra superata, conclude il quotidiano. L’euro è una moneta internazionale e gode del sostegno degli europei, anche se “le sue fondamenta restano fragili”. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1442 di Internazionale, a pagina 101. Compra questo numero | Abbonati