“La bellezza, la forza e la potenza del corpo sono troppo spesso ignorate e si preferisce mettere l’accento sullo spirito. Dovremmo dare più importanza al corpo e cercare un equilibrio tra l’elemento spirituale e quello materiale”, dice il quasi novantenne Eikoh Hosoe. Nato nel 1933, Hosoe è uno dei fotografi che ha rivoluzionato la fotografia in Giappone nella seconda metà del novecento. Nel suo paese è considerato soprattutto un intellettuale, collaboratore fin da giovane di artisti d’avanguardia come Yayoi Kusama, lo scrittore Yukio Mishima e i grandi ballerini di butō Tatsumi Hijikata e Katsuo Ōno. La prima serie significativa di Hosoe è una piccola pubblicazione del 1959-1960 intitolata Man and woman. Un insieme di immagini molto contrastate, che mostra subito una scrittura grafica – ripresa nei lavori successivi – basata sulla relazione e il dialogo tra i corpi nudi e sulla luce che scolpisce i particolari, i muscoli, le architetture. Corpi al centro di visioni anche più enigmatiche, al limite del surrealismo, o di costruzioni simboliche che usano una mela o una coppia di uccelli.

Molti elementi della poetica di Hosoe sono già visibili in questo esordio. Assistendo a uno spettacolo di Hijikata, che interpretava il romanzo di Yukio Mishima Colori proibiti sul desiderio omosessuale, Hosoe incontra i due amici artisti più importanti della sua carriera. Lo spettacolo, che oggi il fotografo descrive come “feroce”, metteva in scena due ballerini e un pollo vivo, e aveva attirato molto un ragazzo ribelle come Hosoe. Man and woman è stato il suo modo di dialogare con le manifestazioni studentesche contro le truppe statunitensi in Giappone. Ma come scrive oggi l’autore, “ero ossessionato dal desiderio bruciante di esplorare la sessualità”, un desiderio molto lontano dagli ideali pittorici del “nudo perfetto” o dalle immagini pornografiche.

Hosoe si inserisce perfettamente nella storia del suo paese: “Negli anni cinquanta e sessanta ci sono stati grandi cambiamenti in Giappone. Il paese si riprendeva lentamente dalle macerie della guerra. I ragazzi come me volevano crescere in fretta. Eravamo la beat generation e facevamo i conti con la povertà e una serie di tradizioni messe in discussione. Volevamo fare qualcosa di nuovo, esplorare la possibilità di combinare la fotografia documentaristica tradizionale con uno stile più personale.

Man and woman #20, 1960

Durante la guerra ci eravamo trasferiti dalla nostra casa di Tokyo alla campagna di Tohoku, dove ho vissuto dal settembre 1944 al settembre 1945. Prima di andare in campagna, con la mia famiglia avevamo attraversato dei momenti difficili, soffrendo la fame e la mancanza di sonno a causa delle sirene per i raid notturni e le bombe statunitensi. Ogni notte Tokyo e altre grandi città erano devastate e molti anziani, donne e bambini furono uccisi, al contrario degli uomini che erano quasi tutti nell’esercito. Poi il 6 agosto 1945 su Hiroshima, e tre giorni dopo su Nagasaki, furono sganciate le due bombe atomiche. Questa grande tragedia è rimasta per me un trauma spirituale. Anche se all’epoca ero solo un ragazzo di dodici anni, ricordo ancora quel periodo. Un periodo oscuro ma con dei momenti di tempo libero in campagna. Così decisi di fotografare la regione di Tohoku, il luogo in cui eravamo nati io e Tatsumi Hijikata. Verso la metà degli anni sessanta il Giappone, e in particolare le campagne, stavano cambiando molto velocemente. Volevo conservare una traccia di quei luoghi e dei miei ricordi prima che fossero definitivamente modificati, ma come fare? Avevo deciso che non sarei diventato un fotografo documentarista tradizionale. Volevo catturare ricordi della terra di mia madre e in cui ero nato”.

Ordeal by roses #32, 1961

Mondo grottesco e barbaro

Il progetto si realizzò nel 1965 con la serie Kamaitachi, portata al teatro dal coreografo e ballerino Hijikata, che in una sorta di trance con la danza evoca le paure represse della loro infanzia comune. Compresa l’evocazione di una donnola demoniaca, che secondo i contadini locali andava a caccia nei campi in cerca di una preda umana.

Man and woman #24, 1960

Poi arriverà la collaborazione diretta con lo scrittore Yukio Mishima. Hosoe, che ha realizzato un incredibile ritratto dall’alto dello scrittore, in piedi su un mosaico circolare con i simboli dello zodiaco e avvolto in un tubo di gomma che gli arriva fino in bocca, ha creato con lui una storia cupa e impressionante: Ordeal by roses. Questa serie pubblicata nel 1971 (dopo il suicidio di Mishima con il seppuku, il rituale dei samurai) è contraddistinta dal desiderio proibito, dal sadismo, da un mondo interiore “grottesco, barbaro e dissoluto”, come lo descrive lo scrittore, che associa tutto ciò a “una pura e profonda corrente di lirismo”. Hosoe, che non aveva mai aderito alle idee nazionaliste di Mishima, si sarebbe sempre più allontanato dal suo modello.

Embrace #28, 1969

“Di solito la macchina fotografica è considerata incapace di rappresentare ciò che non è visibile a occhio nudo, tuttavia il fotografo che sa usarla può rappresentare quello che si nasconde nella sua memoria”. Una dichiarazione che testimonia la volontà di fare a meno di ogni convenzione e che fa di Hosoe un artista dall’estetica unica. Un fotografo fondamentale per una generazione che non lo ha copiato ma a cui si è ispirata per le sue rivolte e la sua libertà, come Daidō Moriyama, suo allievo e poi assistente. ◆ adr

Kamaitachi #17, 1965
Man and woman, an additional, 1959
Man and woman, an additional, 1959
Near Ishikawadai, Tokyo, 1971
Da sapere
Il libro

Eikoh Hosoe è un libro monografico a cura di Yasufumi Nakamori. Edizione in inglese e giapponese, pubblicato nel 2021 da Mack books.


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Questo articolo è uscito sul numero 1451 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati