Dalla partizione del subcontinente indiano nel 1947 in seguito alla fine del dominio britannico, il Kashmir è una delle aree più contese al mondo. India e Pakistan reclamano la sovranità sul territorio che comprende l’Azad Jammu e Kashmir (chiamato anche Azad Kashmir) in Pakistan e il Jammu e Kashmir in India. Sia New Delhi sia Islamabad considerano il Kashmir parte della propria nazione.

Queste tensioni mettono in secondo piano la realtà del conflitto e le sue conseguenze sulla popolazione da entrambi i lati della linea di controllo (Loc), ovvero la linea di demarcazione militare che divide le zone del Kashmir controllate dall’India da quelle controllate dal Pakistan. Visto che ciascun paese rivendica l’autorità sulla regione amministrata dall’altro, la linea non è un confine riconosciuto, anche se svolge questa funzione.

Nel dicembre 2020 e nel giugno 2021 il fotografo Cédric Gerbehaye è andato nell’Azad Kashmir – a lungo chiuso agli stranieri – dove si verificano regolarmente incidenti tra i due eserciti e dove decine di migliaia di rifugiati del Kashmir indiano, scappati negli anni novanta, vivono a Muzaffarabad o in uno dei campi della regione. ◆

◆ Cédric Gerbeyahe è un fotografo documentarista belga che realizza progetti a lungo termine. Tra le altre cose, ha lavorato a lungo nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan.

Un ragazzo a cavallo lungo il fiume Neelum nel villaggio di Keran, situato sulla linea di controllo (Loc), con le montagne indiane sullo sfondo. Lunga 740 chilometri, la Loc fu stabilita alla fine della guerra indo-pachistana, nel 1971, riprendendo una linea di cessate il fuoco definita dalle Nazioni Unite nel 1949.
Muhammad Sajjad, 30 anni, rifugiato nel campo di Manak Paiyan, vicino a Muzaffarabad. Un giorno, quando aveva sei anni e stava tornando a casa da scuola, lui e altri quattro bambini sono stati portati all’ufficio dell’esercito indiano di Ghobi Rakhi con l’accusa di essere informatori dell’esercito pachistano. Uno dei suoi compagni è stato ucciso da un colpo di pistola alla testa e a Sajjad hanno tagliato la gamba sinistra e l’hanno mostrata nel suo villaggio come esempio. Quando suo padre è andato dai soldati per riportarlo a casa, è stato torturato per tre giorni. Nel maggio 1996 Sajjad e nove persone della sua famiglia hanno lasciato il distretto di Kupwara nel Kashmir indiano e raggiunto il villaggio di Barkot, nell’Azad Kashmir, dove sono rimasti per due anni prima di arrivare al campo di Manak Paiyan.
Naeem Akhtar, del villaggio di Tai nel distretto di Hajira, nell’Azad Kashmir. Akhtar era in casa quando, il 12 dicembre 2020, è stata ferita al braccio sinistro dai colpi di mortaio dell’esercito indiano.
Nel quartiere del mercato della medina di Muzaffarabad.
Preghiera del venerdì nella moschea del campo profughi di Manak Paiyan. Gli abitanti di questo campo sono fuggiti dai combattimenti degli anni novanta e hanno tutti dei parenti dall’altra parte della linea di controllo.
Uomini si radunano nel centro del villaggio di Dudhnial, dove il farmacista Fayaz Ahmed è stato ucciso dal fuoco dell’artiglieria dell’esercito indiano mentre era nel suo negozio.
Nel campo profughi di Thotha. Negli ultimi trent’anni, quarantamila persone si sono rifugiate nei campi dell’Azad Kashmir.
Un gruppo di uomini d’affari visita Peer Chinasi, un santuario dedicato al santo sufi Syed Hussain Shah Bukhari, trenta chilometri a est di Muzaffarabad. A 2.900 metri di altitudine, il luogo è visitato anche per la sua vista sulla linea di controllo.
Qamar Din, 65 anni, e le sue nipoti Fatima, 4 anni, e Noreen, 8 anni. Din ha lasciato il Kashmir indiano nel 1991 a causa delle violenze dell’esercito indiano. Mentre attraversava la linea di controllo, ha perso la mano destra e l’occhio sinistro su una mina. Vive nel campo profughi di Manak Paiyan dal 2003.

Cédric Gerbeyahe è un fotografo documentarista belga che realizza progetti a lungo termine. Tra le altre cose, ha lavorato a lungo nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan.

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Questo articolo è uscito sul numero 1459 di Internazionale, a pagina 64. Compra questo numero | Abbonati