Alcuni anni dopo aver partecipato a un esperimento che lo ha lasciato con dei poteri psichici, Andy McGee (Zac Efron) è in fuga da una misteriosa agenzia governativa chiamata The shop. Il vero obiettivo dell’agenzia tuttavia non è Andy ma sua figlia Charlie (Ryan Kiera Armstrong), anche lei con vari poteri, tra cui quello di appiccare incendi con la forza del pensiero. La tecnologia ha fatto passi da gigante nei quasi quarant’anni trascorsi dal primo adattamento dell’Incendiaria di Stephen King. Brutte notizie per i fuggiaschi, molto facili da geolocalizzare, e per il pubblico, costretto a bruciacchiarsi con le famigerate fiamme generate in digitale dell’era moderna. Più o meno tutto in Firestarter appare leggermente televisivo, come se fosse stato pensato per una piattaforma streaming più che per una sala cinematografica. Inoltre, spaventa più della paranoia da sorveglianza il fatto che Zac Efron ormai è abbastanza grande da interpretare il padre di una preadolescente. Lo stesso romanzo di Stephen King, non certo al suo meglio, aveva più senso al momento della sua uscita: il ritratto di un padre di famiglia che cerca di smaltire i postumi di un decennio rimodellato dagli allucinogeni e dal Watergate. A questo proposito, molto in stile anni settanta-ottanta è la colonna sonora del film, gentile concessione nientemeno che di John Carpenter: poteva essere tranquillamente l’accompagnamento ideale per un adattamento decente di un romanzo di King, come Christine. la macchina infernale, firmato proprio da Carpenter. La colonna sonora del vecchio maestro è l’unica cosa che salva il film dall’essere il peggior adattamento mai fatto di un romanzo di Stephen King.
A.A. Dowd, Empire

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Questo articolo è uscito sul numero 1461 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati